Valtiberina e Casentino, le valli del tabacco
Ti è mai capitato di attraversare la campagna della Valtiberina? Se sì, di sicuro hai notato dei maestosi irrigatori che sparano verso l’alto. Ai loro piedi si trovano distese di piante dalle foglie larghe e tondeggianti, disposte in file ordinate. È il tabacco, la grande eccellenza dell’Alta Valle del Tevere.
Piccola parentesi botanica: il tabacco è una pianta originaria dell’America centrale e meridionale appartenente al genere “Nicotiana”. Di solito arriva almeno alla vita di un adulto, ma può raggiungere i due metri.
Le foglie del tabacco sono proprio belle da guardare. C’è da perdersi nel loro verde intenso, e pensa che ce ne sono alcune che toccano il metro di lunghezza.
Sono secoli che la vallata presta buona parte dei suoi terreni agricoli a questa coltivazione. Una materia prima con cui si fabbricano i celebri sigari toscani.
Cosa sai sul sigaro toscano?
Quando viene acceso, il sigaro toscano emana un odore inconfondibile. C’è chi lo considera un profumo divino e chi invece ne viene infastidito. Certo è che il sigaro è uno dei prodotti portabandiera della regione.
Il territorio intorno ad Arezzo è dedito alla coltura del tabacco utilizzato per fabbricarlo. Se sei fortunato, incontrerai qualcuno che può portarti a vedere uno degli essiccatoi attivi nella zona e spiegarti i passaggi che le foglie di tabacco attraversano prima di essere lavorate.
Curiosità sfiziosa: una qualità selezionata ricavata dalle piante che crescono qui viene usata per fabbricare il Toscano Extra Vecchio. “Cioè?”, ti starai domandando. È un tipo di sigaro che più di 20 anni fa è stato incluso tra i prodotti dell’Arca del Gusto di Slow Food.
Non solo sigari: il tabacco da mangiare
Ma il viaggio del tabacco non si conclude per forza nelle confezioni di prodotti da fumo. Anche i non tabagisti hanno la possibilità di apprezzare questa pianta. Se anche odi il fumo, sarebbe sbagliato demonizzarla in toto.
Quantomeno non prima di aver provato l’accoppiata tabacco-cucina, soprattutto nell’ambito dei dessert. Nel tempo i maestri dolciari si sono ingegnati a colpi di creatività ed esperimenti curiosi per inventare proposte sfiziose, tra cui il cioccolato o il gelato al gusto di tabacco.
Esistono anche delle alternative salate gourmet, come salumi aromatizzati al tabacco e formaggi stagionati con foglie di tabacco. Puoi assaggiarli nei ristoranti o nelle sagre nell’Alta Valle del Tevere.
La tabacchicoltura in Valtiberina
Nella seconda metà del Cinquecento la Valtiberina è stata la prima area d’Italia dove si è coltivato il tabacco. Era il 1574 quando il cardinale Niccolò Tornabuoni mandò al nipote Alfonso, che all’epoca era il vescovo di Sansepolcro, dei semi di tabacco.
Il cardinale se li era procurati a Parigi, dove si trovava in qualità di ambasciatore del Granducato di Toscana. Per arrivare in Francia, il tabacco aveva già fatto un viaggio bello lungo, dall’America all’Europa.
Suona incredibile anche a te? Tutto sarebbe cominciato da un episodio privato all’apparenza insignificante, lo scambio di qualche seme fra parenti lontani. Eppure pare proprio che sia andata così!
All’inizio il tabacco veniva usato sia in medicina che per diletto – come polvere da fiutare o con cui caricare la pipa. Nei secoli successivi, si diffuse moltissimo nel territorio di Sansepolcro, Anghiari e Monterchi.
E il suo exploit non ha conosciuto battute d’arresto fino ad oggi, anzi. La tabacchicoltura è tuttora una delle attività economiche più importanti della valle.
Una rivoluzione al profumo di tabacco
Quello che hai scoperto finora cambierà il tuo modo di guardare la splendida campagna locale. La prossima volta che osserverai un campo di tabacco, ti sembrerà diverso, più ricco e ammaliante.
Sono queste piante che hanno cambiato la Valtiberina. La vita quotidiana, il lavoro, il benessere sociale. Nel Novecento, infatti, i tabacchifici hanno offerto ai contadini tiberini un’alternativa alla vita dei campi.
Le donne sono entrate in fabbrica grazie a questo “rivoluzionario con le radici”. Erano le cosiddette tabacchine, addette specialmente alla cernita delle foglie, simboli viventi di un piccolo passo avanti sulla strada dell’emancipazione femminile.
Attento, non è tutto oro quel che luccica. La vita degli operai dei tabacchifici era comunque molto dura, scandita da regole severissime e non estranea a soprusi di vario genere.
Il Casentino, un romanzo da contrabbandieri
La storia straordinaria legata alla coltura del tabacco in Valtiberina ha un seguito interessante in un’altra valle del territorio di Arezzo, il Casentino.
A Chitignano, sulla montagna casentinese, il tabacco è stato per tanto tempo una specialità, insieme alla polvere da sparo. C’erano anche terreni destinati alla semina, ma più che altro questo prodotto era una merce al centro di proficui commerci.
Andò così fino al 1830, quando fu proibito coltivarlo in tutta la Toscana. Fu allora che l’economia legale della zona collassò e i chitignanini si lanciarono anima e corpo in un vivace contrabbando.
Valtiberina e Casentino, un’amicizia clandestina
Iniziarono così i traffici illegali di tabacco fra le due vallate. Da una parte i produttori tiberini, dall’altra i mercanti casentinesi. Una volta arrivato a Chitignano, il tabacco veniva lavorato per ricavarne sigari e trinciato, venduti di contrabbando sia in Toscana che nei territori confinanti.
Una routine costellata di incontri segreti e scambi frettolosi (impostati sul baratto tra tabacco e – indovina? – polvere da sparo). Roba da copione di un film poliziesco, non credi?
Hai voglia di saperne di più? Visita l’Ecomuseo della Polvere da Sparo e del Contrabbando, un’istituzione unica nel suo genere che custodisce alcuni strumenti da lavoro dell’epoca e informazioni preziose su questo periodo singolare e originalissimo del passato casentinese.
Di’ la verità, non te l’aspettavi proprio che in terra di Arezzo si trafficassero tabacco e polvere da sparo?