Squisita Gentilezza, la cioccolata di Francesco Redi

di Jacopo Mariutti

Probabilmente in pochi sanno che un aretino ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della cioccolata. Parliamo di Francesco Redi, un grande studioso di biologia e medicina, che rivestì ruoli importanti nella corte medicea. Pensate che il granduca Ferdinando II lo nominò archiatra di corte. Ma le passioni del Redi non erano solo le scienze o gli insetti, era anche un illustre letterato, membro dell’Accademia della Crusca. Tra i suoi lavori più importanti si ricorda “Bacco in Toscana”, un’opera buffa in versi, in cui il Redi immagina il dio del vino ospite della corta medicea, passare in rassegna i vini toscani. Potremmo definire quest’opera quasi un trattato di enologia e questo ci serve a intuire la passione di Francesco per i piaceri della tavola. 

Squisita Gentilezza, la cioccolata dei Medici 

Oltre all’elenco dei vitigni toscani del Seicento Francesco Redi ideò una ricetta speciale. Si tratta della Squisita Gentilezza, la cioccolata dei Medici. Il cacao, così come i pomodori, il mais, le patate era arrivato in Europa dopo la scoperta dell’America. Ma mentre nelle Americhe il cacao era amatissimo, in Europa il “cioccolatte” ha impiegato diversi decenni per essere apprezzato. Sono dovuti intervenire sovrani, papi, teologi prima che questo nuovo cibo esotico cominciasse ad essere consumato abitualmente nelle vari corti d’Europa. E proprio in queste corti veniva preparato seguendo quella che all’epoca veniva conosciuta come la ricetta della corte di Spagna. Qui entra in gioco la Toscana Granducale: Cosimo III era un gran consumatore di cioccolato e proprio per questa sua passione voleva diffondere una nuova bevanda alla maniera toscana. Una ricetta più raffinata da esportare presso i sovrani europei come simbolo dell’eleganza fiorentina. E chi meglio dell’archiatra scienziato di corte poteva occuparsi di questo compito? 

La ricetta segreta di Francesco Redi 

Francesco Redi cominciò a lavorare alla preparazione di un nuovo preparato con i maestri spezieri toscani. Non più esclusivamente vaniglia e cannella, ma provando ad aggiungere nuovi ingredienti. Il protagonista della ricetta toscana è senza dubbio il gelsomino. I fiori si mescolavano con le fave di cacao tritate grossolanamente e venivano cambiati ogni 24 ore, facendo sì che il cacao assorbisse l’aroma di gelsomino. Ed ecco la peculiarità di questa ricetta: il gelsomino non è propriamente un ingrediente perché non viene aggiunto in cottura come la vaniglia o la cannella, ma trasmette la propria essenza al cacao soltanto durante la lavorazione. E’ questa la grande intuizione di Francesco Redi! La ricetta originale della Squisita Gentilezza era una questione di stato, per cui era ovviamente non poteva essere né divulgata né messa per iscritto. Abbiamo comunque le parole di Francesco Redi, che ci spiega a distanza di secoli da dove derivi il nome dell’amata bevanda del granduca.

 “La corte di Spagna fu la prima in Europa a ricevere tal’uso. E veramente in Ispagna vi si manipola il Cioccolatte di tutta perfezione; ma alla perfezione Spagnuola è stato a’ nostri tempi nella Corte di Toscana aggiunto un non sol che di più squisita gentilezza, per la novità degl’Ingredienti Europei, essendosi trovati il modo d’introdurvi le scorze fresche de’ Cedrati, e de’ Limoncelli, e l’odore gentilissimo del gelsomino.”