Sono Piazza Grande e questa è la mia storia

Mi dicono che sono una delle piazze più belle d’Italia e me ne lusingo. Quando mi guardo allo specchio vedo tutti gli scorci di cui vado fiera, le torri merlate del Medioevo, le Logge di Giorgio Vasari, il Palazzo della Fraternita dei Laici e l’abside della Pieve di Santa Maria che si affaccia fin qui da Corso Italia.

Nei secoli ne ho vista passare di gente per i miei lastricati. Mercanti, guerrieri, artisti, viaggiatori e registi, tutti attratti dal mio fascino così popolare e allo stesso tempo regale. Perché prima di tutto io sono Piazza Grande ad Arezzo, madre degli aretini, avvolti qui nel mio abbraccio, stagione dopo stagione, tra Fiera Antiquaria e Mercatini di Natale, feste e Giostra del Saracino. Film da Oscar come La Vita è bella, concerti e serate d’estate, a frescheggiare sorseggiando un buon Chianti con lo sguardo rivolto sulla mia vista incantata.

Dalla nascita nel Duecento…

Mi dicono che camminare in Piazza Grande è come fare un tuffo nel passato e tornare a rivivere tempi antichi. Sì, perché le mie radici affondano in un tempo lontano. Nasco nell’alto Medioevo, alla fine del XII secolo, quando per Arezzo ero la platea communis, la piazza degli incontri commerciali e degli scontri politici.

Già allora lungo il mio profilo c’erano edifici importanti, come il Palazzo Vescovile su via Seteria e la Pieve di Santa Maria Assunta con l’abside in pietra serena e la torre campanaria delle “cento buche”, del 1330. La Pieve di Arezzo è un gioiello dell’architettura romanica, con le sue colonne tutte diverse, espressione unica dei grandi maestri dell’epoca. Il più prezioso dei tesori che custodisce è il Polittico con la Vergine col Bambino e i Santi Giovanni Evangelista, Donato, Giovanni Battista e Matteo commissionato a Pietro Lorenzetti nel 1320.

Nel Duecento qui intorno a me furono costruiti anche il Palazzo del Comune (1232) e il Palazzo del Popolo (1278), poi distrutti dai Medici di Firenze nel 1539. I due palazzi, infatti, ostacolavano la vista su Arezzo dalla Fortezza Medicea che era ancora in costruzione e che oggi spicca possente sopra il Prato di Arezzo. Poveri Medici, provarono a piegare Arezzo al loro volere più e più volte, ma non ci riuscirono mai. Ma questa è un’altra storia.

…alla fioritura nel Cinquecento

Nel Cinquecento il genio aretino di Giorgio Vasari mi regalò una costruzione che rese iconico il mio profilo, il Palazzo delle Logge. Purtroppo Vasari, il più grande architetto, storiografo e pittore di Arezzo, morì nel 1573, neanche un anno dopo aver ricevuto l’incarico dalla Fraternita dei Laici nel luglio del 1572 e iniziato i lavori.

Così a completare l’opera fu Alfonso Parigi. Su disegno di Vasari trasformò il mio profilo, aggiungendo le famose Logge di Piazza Grande, un elegante sipario del tardo Rinascimento toscano che scivola e abbraccia il mio animo medievale. Sotto le Logge del Vasari ospito da sempre le botteghe di maestri artigiani e una volta al mese la Fiera Antiquaria di Arezzo, la più bella e antica d’Italia, con i suoi banchi e tesori del tempo che fu.

Il Palazzo della Fraternita dei Laici, un capolavoro senza tempo

Il Palazzo della Fraternita dei Laici unisce elementi architettonici che vanno dal Trecento al Cinquecento, con una fusione di stili armoniosa e affascinante. Sorge sul lato nord-occidentale del mio profilo ed è sede della Fraternita dei Laici, nata nella seconda metà del XIII secolo per prendersi cura degli aretini con attività e progetti culturali, sociali, assistenziali.

Il Palazzo della Fraternita venne iniziato nel 1375 e la facciata fu affidata a Baldino di Cino e Niccolò di Francesco, ma nel 1377 i lavori si fermarono alla prima cornice sopra gli archi perché mancavano le risorse. Spinello Aretino tra il 1395 e il 1396 affrescò il suggestivo portale con il Cristo in pietà tra Maria e San Giovanni dolenti.

I lavori ripresero nel 1410 grazie all’eredità del ricco mercante aretino Giovanni di Feo Bracci, che lasciò tutti i suoi averi alla Fraternita. Nel 1433 Bernardo Rossellino progettò il secondo piano e portò a compimento il bassorilievo della Madonna della Misericordia con il Bambino, tra i protomartiri Lorentino e Pergentino, affiancato da due edicole con le statue di San Donato e del Beato Gregorio.

Il Palazzo custodisce anche il Museo di Palazzo di Fraternita, dove c’è il San Rocco di Bartolomeo della Gatta del 1479 e una settecentesca Veduta di Piazza Grande, un’istantanea delle mie trasformazioni. Al piano terra anche il Museo dell’Oro e al primo piano la Casa della Musica di Arezzo.

Nel 1549, infine, Giorgio Vasari fece inserire il campanile a vela che nel 1552 accolse l’orologio astronomico di Felice Salvatore da Fossato.

Le mie torri

Mi cinge la testa una corona di torri merlate del Medioevo. A sud, accanto al quattrocentesco Palazzo Cofani-Brizzolari, spunta su tutte la Torre Faggiolana del XIII secolo, dal nome del condottiero ghibellino Uguccione della Faggiola, podestà di Arezzo nel Duecento.

Durante il Ventennio la Torre Faggiolana venne restaurata e merlata. Sull’onda di questo revival stilistico nel 1932 venne aggiunta anche la struttura del pozzo. Il trecentesco Palazzo Lappoli venne restaurato, mentre la vicina torre del Duecento fu rialzata e merlata.

Visto che siete già qui, prima di salire per piaggia San Martino vi invito a fermarvi nell’angolo che mi ha reso una Piazza da Oscar. Fate una sosta di fronte alla casa resa famosa dalla scena di “Maria! La Chiave”, del film Premio Oscar La vita è bella di Roberto Benigni. Chiudete gli occhi per rivivere la gioia semplice e grande di quella discesa in bicicletta con Roberto Benigni nei panni di Guido, con la moglie Dora e il piccolo Giosuè stretti in un unico abbraccio.

Prima di salutarci vi invito a restare ancora un attimo, a godere di Arezzo alla luce al tramonto. Non c’è stagione in cui la mia bellezza accogliente non vi inviti a restare, anche solo per un attimo, a guardarvi intorno e vivere la bellezza senza tempo. In primavera e in estate l’aria scende fresca dal Prato di Arezzo e profuma di tiglio. Le rondini tagliano il cielo con i loro voli bizzarri. In inverno la luce del sole illumina tutto con un cielo celeste intenso.

Che sia una notte da festeggiare gustando i sapori della mia terra seduti a un tavolino in piazza. Che sia una notte d’amore, per passeggiare, tenersi per mano e guardare il mondo con occhi nuovi, affacciati dalla Terrazza del Palazzo di Fraternita, dove con un solo sguardo saprò mostrarmi a voi.

 

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