Palazzo del Governo

Il Palazzo del Governo di piazza Poggio del Sole è uno dei massimi capolavori architettonici realizzati ad Arezzo nella prima metà del Novecento.

L’edificio domina la collina di Poggio del Sole, ai margini occidentali del centro storico, luogo di grande interesse archeologico, che conserva nel sottosuolo i resti di una necropoli etrusca studiata dall’archeologo Gian Francesco Gamurrini nella seconda metà dell’Ottocento. Tra i vari ritrovamenti si ricordano vasellame e gioielli in oro, come i celebri orecchini a bauletto del VI secolo a.C., oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale “Gaio Cilnio Mecenate”.

Intorno al 1232 a Poggio del Sole, all’epoca fuori dalle mura cittadine, erano attestati i frati francescani, giunti ad Arezzo pochi anni prima e inizialmente insediatisi nella collina del Maccagnolo. Vi rimasero pochi decenni, perché nel 1290 ricevettero in donazione il terreno e un’abitazione dentro la cerchia muraria dove edificare un convento e una chiesa più grandi, portati a termine nel corso del secolo successivo. La vecchia sede fu smantellata e il materiale fu utile per costruire le nuove mura della città nella prima metà del Trecento.

Nel 1538 Cosimo I de’ Medici promosse i lavori per un’altra cinta, con meno accessi e provvista di baluardi difensivi. Uno di questi fu realizzato a Poggio del Sole, sfruttando la forma del colle, che tuttavia rimase in larga parte inedificato fino ai primi anni Trenta del secolo scorso. Le immagini d’epoca ci dicono che tolto un ex ospizio di francescani riformati e altri sporadici edifici, come la caratteristica torre circolare che si può ancora osservare su via Cenne della Chitarra, la collina era connotata soprattutto dalle coltivazioni.

Nel 1936 Giovanni Michelucci fu incaricato di progettare il nuovo Palazzo del Governo per Arezzo. Il noto architetto pistoiese, uno dei protagonisti del Movimento moderno, presentò il progetto nell’aprile dell’anno successivo e i lavori partirono il 10 luglio 1937. Nell’ottobre 1939 il complesso governativo fu inaugurato, imponendosi da subito per la sua ed essenzialità, che tuttavia non sfociava nella retorica tipica del periodo. Il massimo esponente del Neoclassicismo semplificato Marcello Piacentini definì l’edificio “bello e sereno”, spiegando che nell’evoluzione dell’architettura italiana, esso rappresentava una tappa fondamentale. Di fronte alla facciata, allora denominata Piazza Corsica, fu collocato il “Monumento alLegionario” di Italo Griselli, rimosso nel dopoguerra e oggi conservato nell’Archivio Storico Comunale.

Il palazzo fu danneggiato dalle bombe durante la Seconda Guerra Mondiale ma nel 1947, in base ai disegni originali, vennero ricostruite o restaurate le parti rovinate e oggi si presenta ancora con i suoi tre nuclei distinti, la Prefettura, la Questura e il Salone di rappresentanza, tra loro connessi ma differenziati per dimensioni, forme e materiali impiegati.

La Prefettura si estende su quattro piani più il seminterrato. Ha una pianta rettangolare e una facciata curvilinea, scandita da quattro differenti ordini e rivestita in mattoni e travertino. Al piano terra si trova l’ampia scalinata e il bellissimo portico con nove arcate a tutto sesto. Al primo piano si ammira la balconata, ancora in travertino, con una loggia dove a ciascuna apertura corrisponde una finestra. Al secondo piano è visibile un’altra terrazza meno protesa della precedente, con nove finestroni correlati agli archi del portico. L’ultimo piano, leggermente arretrato, presenta un parapetto con otto sculture in pietra di Vicenza. Anche i due fronti laterali sono in mattoni, mentre il retro è intonacato.

Dalla scalinata si accede all’atrio che introduce all’elegante Salone delle Feste, ovvero il salone di rappresentanza, caratterizzato da una pianta a campana e dalla galleria a doppio ordine con arcate a tutto sesto.

L’ex Questura, che si estende lungo l’odierna via Fra’ Guittone, è rivestita con intonaco tinteggiato. I riquadri di finestre e porte sono in travertino. Oggi è sede di vari uffici pubblici.

Il grande slargo antistante, sistemato a giardino, dal 1975 accoglie il “Monumento al Partigiano” di Bruno Giorgi, dedicato ai caduti delle vallate aretine durante la Resistenza.

Condividi