La Chiesa di Sant’Agostino domina con il suo poderoso campanile e la severa facciata in pietra l’omonima piazza lungo via Garibaldi, da secoli luogo di mercato e socialità.
L’edificio nacque assieme al vicino convento per volere dei frati eremitani di Sant’Agostino, uno dei principali ordini mendicanti sorti nel Duecento, attestati ad Arezzo già nel 1257. Gli agostiniani rimasero fino alle soppressioni napoleoniche del 1808.
Inizialmente venne costruito un edificio di piccole dimensioni, parzialmente aperto al culto dal 1273, ma nel 1330 i frati promossero i lavori per un luogo di culto a tre navate, che nel 1377 risultava essere uno dei più grandi della città.
Dopo una lunga sospensione per carenza di fondi, i lasciti del ricco mercante Mariotto di Cristoforo Cofani e in seguito dei figli permisero, tra il 1469 e la metà del secolo successivo, di portare a compimento il complesso conventuale. La lastra tombale marmorea del ricco aretino è ancora visibile nel pavimento in prossimità dell’altare maggiore.
Il pittore, architetto e storico dell’arte Giorgio Vasari scrive che tra la prima metà del Trecento e la prima metà del Cinquecento la chiesa fu abbellita da cicli di affreschi e dipinti su tavola eseguiti da noti pittori come Barna Senese, Iacopo del Casentino, Parri di Spinello, Taddeo di Bartolo, Bartolomeo della Gatta e Luca Signorelli.
Purtroppo delle loro opere non c’è più traccia, perché tra il 1755 e il 1766 l’edificio fu completamente stravolto da un intervento che ne ridusse notevolmente le dimensioni e trasformò l’interno seguendo gli stili ancora in auge. Il tardo barocco e il rococò portarono in dote nuovi altari ed eleganti stucchi, grazie alle maestranze ticinesi che operavano in quel periodo ad Arezzo.
Esternamente rimasero la facciata in pietre conce e il robusto campanile quadrangolare terminato nel corso del Quattrocento. La punta conica di quest’ultimo fu rovinata da un fulmine nel 1825 e venne ricostruita sono negli anni Venti del secolo scorso. In seguito furono aggiunte anche le quattro piccole cuspidi.
A sinistra dell’entrata, nella controfacciata, si apprezza un “Crocifisso” ligneo applicato su una tela del 1626-27 di Bernardino Santini con “La Trinità tra San Giovanni evangelista e San Francesco”.
La principale opera della parete sinistra è la “Circoncisione di Gesù”, un capolavoro a sei mani di Niccolò Soggi, Domenico Pecori e Fernando de Coca realizzato tra il 1506 e il 1511. Quest’opera ha una storia singolare, perché venne realizzata per l’oratorio attiguo alla Chiesa della Santissima Trinità, ma nel corso del Settecento fu trasferita in Sant’Agostino. Il 3 maggio 1922 venne trafugata da un ladro e smembrata in cinque parti per essere piazzata più facilmente nel mercato, ma il malvivente fu arrestato poche settimane dopo. Le forze dell’ordine finirono di recuperare le varie parti il successivo 8 giugno. Ciò che si era salvato venne riassemblato su una tavola e ancora oggi le lacune e i segni di quell’episodio sono ben visibili. Nella stessa parete è interessante anche la “Madonna con il Bambino consegna la cintola a Sant’Agostino e Santa Monica” di Bernardino Santini del 1640-45.
L’area presbiteriale è contrassegnata da opere di vari autori e periodi. Tra queste segnaliamo i cinque dipinti nella parte absidale: il “Beato Bonaventura” e “Santa Chiara da Montefalco” del 1660 di Salvi Castellucci, “Sant’Agostino” e “Santa Maria Maddalena” attribuiti a Matteo Lappoli di inizio Cinquecento e al centro la “Madonna del Buonconsiglio” del 1780-90 di un pittore anonimo, incorniciata dagli stucchi coevi di Francesco Rusca e Carlo Speroni.
Nella parete destra le opere più importanti sono la tela con “Sant’Agostino tra il Crocifisso, la Madonna e i santi Nicola da Tolentino e Guglielmo d’Aquitania” del 1640-50, ancora di Bernardino Santini, e il grande affresco di fine Quattrocento, attribuito alla cerchia di Lorentino d’Andrea. L’opera raffigura “San Bernardino tra San Girolamo e Sant’Ignazio di Antiochia” ed è l’unico sopravvissuto dei dipinti che arricchivano la chiesa fino al XVIII secolo.
L’interno a tre navate della Chiesa di Sant’Agostino, frutto dell’intervento condotto tra il 1755 il 1766
Area absidale e altare ricchi di stucchi, eseguiti da maestri ticinesi nella seconda metà del Settecento
Crocifisso applicato su Trinità tra i SS. Giovanni evangelista e Francesco di Bernardino Santini (1626/27)
San Bernardino, SS. Girolamo e Ignazio di Antiochia della cerchia di Lorentino d’Andrea (fine XV sec.)
Circoncisione di Gesù, un capolavoro di Niccolò Soggi, Domenico Pecori e Fernando de Coca (1506/11)
Altare Marzocchi con il Sacro Cuore di Gesù dipinto dalla pittrice e suora domenicana Imelda (1923)
Sant’Agostino tra il Crocifisso, la Madonna e Santi, un olio su tela di Bernardino Santini (1640/50)