Collocata nell’omonima piazza, lungo Piaggia di Murello, la Chiesa di Santa Maria in Gradi è una della chiese più grandi e importanti di Arezzo.
Situato in una zona ricca dal punto di vista archeologico – qui sorgevano importanti fornaci dei grandi ceramisti romani – secondo la tradizione sorge nella zona in cui si nascondevano dalle persecuzioni contro i cristiani del IV secolo, il vescovo Donato e i suoi seguaci.
A metà dell’XI secolo nella zona figuravano una piccola chiesa e un monastero dipendenti dall’abbazia benedettina di Agnano in Valdambra. Intorno al 1050 il luogo di culto fu ricostruito più grande, in stile romanico. La cripta lungo la parete sinistra dell’attuale chiesa è ciò che rimane di quella struttura che risentiva degli influssi ravennati.
A metà del XII secolo la Badia di Agnano accettò la regola camaldolese e da allora fino al 1785, data in cui il Granducato di Toscana soppresse molti enti religiosi, Santa Maria in Gradi fu la chiesa dei camaldolesi in città per eccellenza.
Nel Cinquecento l’edificio aveva diciotto cappelle, ma era di dimensioni troppo ridotte e ormai inadeguato, così fu decisa la sua ricostruzione. Il progetto venne affidato nel 1591 al fiorentino Bartolomeo Ammannati, che realizzò la chiesa secondo i principi imposti dal Concilio di Trento, quindi doveva essere un luogo di culto sobrio, costruito a navata unica, che avrebbe permesso di ascoltare meglio la predica. I lavori durarono venti anni. Alla morte del fiorentino furono portati avanti da Giorgio Vasari il Giovane.
Tra il 1630 e il 1633 fu realizzato il campanile, di gusto tardo-manierista, su disegno di Giuseppe Betti. Nel corso del secolo furono addossate anche sei cappelle, tre per lato.
Lo splendido soffitto ligneo è del 1711. Vi possiamo apprezzare i grandi stemmi: quello camaldolese al centro e gli altri due caratterizzati dagli acronimi “SMIG” (Santa Maria in Gradi) e “SMDA” (Santa Maria di Agnano).
Subito a sinistra si ammira una terracotta invetriata di fine Quattrocento, eseguita dalla bottega di Andrea della Robbia, raffigurante la “Madonna della Misericordia tra i santi Pietro e Benedetto”.
Proseguendo, si scendono le scale che portano alla cripta o Tomba del Crocifisso. Risale all’XI secolo e faceva parte dell’edificio romanico. Prende il nome da un “Crocifisso” risalente alla fine del XIII secolo, oggi sull’altare maggiore.
Risalendo nella chiesa, troviamo la Cappella del Sacro Cuore e di fronte, sul pavimento, quello che è chiamato il “Pozzo di San Donato”, ovvero il nascondiglio dalle persecuzioni del futuro patrono di Arezzo. Nell’altare della cappella si trova una seicentesca “Adorazione dei Magi” di ambito fiorentino.
La Cappella di San Bonifazio e Sant’Andrea è sormontata dall’organo del XVII secolo. Le opere seicentesche che la arricchiscono sono di Bernardino Santini. Il pittore dipinse per il luogo il “Miracolo di Nicea”, “San Bonifazio che supera la prova del fuoco” e “Cristo in croce tra i santi Bonifazio e Andrea apostolo”.
L’altare maggiore settecentesco, trasferito dalla Chiesa di San Bernardo, è sormontato da una volta dove Ulisse Giocchi eseguì intorno al 1600 la “Madonna assunta in gloria”. Nella parete destra, tornando verso l’uscita, si incontrano la Cantoria con la sottostante Cappella di San Giuseppe e San Benedetto, arricchita con dipinti di Salvi Castellucci databili al 1653-54, che rappresentano la “Vergine col bambino e santi”, il “Sogno di San Giuseppe” e “San Benedetto che abbatte gli idoli”.
A seguire l’altare con la “Madonna Assunta tra San Gregorio e San Romualdo” di Bernardino Santini del 1633 e la Cappella di San Carlo ornata dalla tela del fiorentino Vincenzo Dandini con “Sant’Andrea Zoerardo e Carlo Borromeo” del 1658.
Nelle pareti della chiesa sono infine affrescati a grandi dimensioni i “Dodici apostoli e San Paolo”.
Il ciclo pittorico fu iniziato da Ulisse Giocchi nel biennio 1600-01 e terminato nel 1613 da Giovan Battista Manzolini. Nel Settecento le figure vennero ricoperte con l’intonaco e furono ritrovate negli anni Cinquanta del secolo scorso. Il loro restauro si concluse nel 2003.
L’interno a navata unica di Santa Maria in Gradi, la chiesa camaldolese per eccellenza di Arezzo
Madonna della Misericordia tra i SS. Pietro e Benedetto della bottega di Andrea della Robbia (fine XV sec.)
La cripta lungo la parete sinistra dell’attuale chiesa, ovvero ciò che rimane dell’edificio dell’XI secolo