La Chiesa dei SS. Michele e Adriano sorge lungo Corso Italia, l’antico Borgo Maestro, nell’omonima piazzetta. L’edificio fu costruito presumibilmente in epoca longobarda, intorno all’VIII secolo.
I primi documenti ufficiali che citano la chiesa di “San Michele de Plateola” risalgono all’XI secolo. Nel 1095 figurava già come dipendente dai monaci camaldolesi assieme al piccolo monastero attiguo, ma fin dal medioevo svolse pure la funzione di parrocchia, i cui confini furono sanciti nel 1150. In quel periodo venne rimaneggiata in forme romaniche.
Nella prima metà del Trecento l’edificio fu ampliato e modificato in stile gotico e negli anni a seguire si arricchì di cappelle, affreschi e altre opere d’arte. A inizio Quattrocento ricevette anche il titolo di abbazia.
Il Cinquecento fu un periodo di progressivo declino ma nella seconda metà del secolo si intervenne con dei restauri e la realizzazione del nuovo chiostro del monastero. A quel tempo San Michele era già stata unita a Santa Maria in Gradi, la chiesa camaldolese per eccellenza della città.
Nel 1652 l’edificio monastico fu chiuso, i monaci si trasferirono e rimase solo la parrocchia. Il 17 agosto 1786, alla dedicazione a San Michele, si aggiunse anche quella di Sant’Adriano. Il vescovo Niccolò Marcacci firmò infatti un decreto per trasferirle il titolo e il territorio parrocchiale della soppressa chiesa di Sant’Adriano, situata nella zona dell’omonima piazzetta lungo l’odierna via Roma.
Nei primi decenni dell’Ottocento, sulla facciata esterna, fu dipinto un pronao in stile neoclassico provvisto di quattro colonne, frontone e timpano. Le decorazioni vennero eliminate dagli interventi dei primi anni Trenta su progetto di Giuseppe Castellucci, che conferirono al luogo sacro ormai fatiscente una facciata neogotica, impreziosita da un mosaico sopra il portale con “Cristo re tra i santi Michele e Adriano”, inaugurato nel 1934 su disegno di Giovanni Bassan.
L’interno, a unica navata, è figlio dell’ultima ristrutturazione che ha restituito un’affascinante combinazione romanico-gotica. Nonostante la perdita degli altari trecenteschi, la chiesa è ancora ricca di opere d’arte e dei segni delle varie epoche. Nella controfacciata si notano ad esempio il portale e la monofora del XII secolo, entrambi tamponati.
Scorrendo lungo il lato sinistro incontriamo un affresco staccato con la “Vergine e il Bambino” della seconda metà del XIV secolo, attribuito ad Andrea di Nerio, anche se alcuni storici dell’arte lo ritengono opera giovanile dell’allievo Spinello Aretino. Sempre sulla sinistra si trovano una piccola “Crocifissione” di scuola spinelliana degli ultimi anni del Trecento, il “Sacro Cuore di Gesù” su tavola del 1941 di Aldo Dragoni e un “Crocifisso” ligneo di fine Seicento, opera di anonimo toscano ma di influsso nordico. La parete si conclude con l’altare laterale neogotico che accoglie la pala di Aldo Dragoni nel 1940 che ritrae i tre carmelitani “San Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila e Santa Teresa Margherita Redi”. Quest’ultima, suora carmelitana, nacque nel 1747 a breve distanza dalla piazzetta.
Sull’altare maggiore è collocata la tavola di Neri di Bicci, esponente di una prolifica bottega fiorentina, datata 1466 e commissionata dall’abate Giovanni da Partina. L’opera raffigura la “Madonna col Bambino in trono tra i santi Benedetto, Michele, Giovanni Battista e Romualdo”. Ai piedi dei personaggi si vede una “Crocifissione” con angeli genuflessi in preghiera.
A sinistra dell’altare è sistemata la banderuola della cuspide della facciata, abbattuta nel 1969 dalle intemperie, mentre a destra, sopra l’entrata della sagrestia, si nota una “Madonna col Bambino”, scultura settecentesca di scuola napoletana frutto di una donazione.
Sulla parete destra tornando verso l’entrata, in successione, si vedono il secondo altare neogotico con la “Madonna regina della pace tra San Francesco e Santa Caterina da Siena” del 1940, ancora di Aldo Dragoni, e la tela con la “Nascita della Vergine” del 1640 di Bernardino Santini.
Camminando lungo via dell’Agania si può osservare una veduta singolare del delizioso campanile a vela della chiesa in pietra e cotto, altrimenti celato dagli edifici del centro storico.
Interno della Chiesa dei SS. Michele e Adriano. L’edificio di origine longobarda fu riedificato nel XII sec.
Madonna col Bambino in trono tra i SS. Benedetto, Michele, Giovanni Battista e Romualdo di Neri di Bicci (1466)
Mosaico nella facciata con Cristo re tra i santi Michele e Adriano, su disegno di Giovanni Bassan (1934)
Olio su tela con la Nascita della Vergine nella parte destra, opera di Bernardino Santini (1640 circa)
Affresco staccato con la Vergine e il Bambino attribuito ad Andrea di Nerio (seconda metà XIV sec.),
Crocifissione tra i dolenti, affresco staccato di scuola spinelliana nella parete sinistra (fine XIV sec.)
San Giovanni della Croce, Santa Teresa d’Avila e Santa Teresa Margherita Redi di Aldo Dragoni (1940)
La Madonna regina della pace tra San Francesco e Santa Caterina da Siena di Aldo Dragoni (1940)