Tappa imprescindibile per chi visita Arezzo, la Basilica di San Francesco nell’omonima piazza è universalmente nota per le “Storie della Vera Croce” di Piero della Francesca, uno dei più importanti cicli di affreschi del Rinascimento e capolavoro dell’arte di tutti i tempi.
I frati francescani si stabilirono tra il 1211 e il 1217 nella collina periferica del Maccagnolo e dal 1232 erano attestati sul Poggio del Sole, ai tempi ancora esterno alle mura cittadine. Nel 1290 furono invitati dal Comune a trasferirsi all’interno della cerchia muraria e ciò avvenne grazie alla donazione di una casa e del relativo terreno per realizzare chiesa e convento.
Su progetto di Fra’ Giovanni da Pistoia, la costruzione si protrasse fino agli anni Settanta del XIV secolo. Una pia donna, Monna Tessa, lasciò anche una somma per il rivestimento della facciata, ma per l’esigua somma ci si fermò allo zoccolo. Tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII secolo fu costruito il campanile e nel corso del Seicento la chiesa assunse un aspetto barocco. A metà dell’Ottocento venne restaurata, rimuovendo le sovrastrutture seicentesche.
L’interno a navata unica è ancora ricco di cappelle e affreschi che vanno dal XIV al XVI secolo, anche se in molti casi sono lacunosi e deteriorati. Di seguito quelli più rilevanti.
Nella controfacciata si osservano la “Madonna in trono con il Bambino” di Domenico Pecori, risalente ai primi del XVI secolo e alcuni affreschi della prima metà del Quattrocento con “La cena in casa del Fariseo”, “San Francesco in gloria” ed “Ecce Homo” attribuiti a Giovanni d’Agnolo di Balduccio, e lo “Sposalizio mistico di Santa Caterina e San Cristoforo” dello Scheggia, fratello minore di Masaccio. Alzando lo sguardo si può ammirare l’occhio con “Il perdono della Porziuncola” di Guillaume de Marcillat, splendida vetrata del 1524.
Oltrepassate le scale che portano nella chiesa inferiore a tre navate, usata come sede espositiva, si incontra la Cappella dei Caduti con la “Deposizione del caduto” di Giuseppe Cassioli del 1926. A seguire la Cappella di Sant’Antonio con le “Storie di Sant’Antonio da Padova” e in alto la “Visitazione della Madonna a Sant’Elisabetta” di Lorentino d’Andrea del 1280 circa. Usciti dalla cappella si ammira la “Pentecoste” di Spinello Aretino, affresco di fine Trecento staccato dallo scomparso Ospedale dello Spirito Santo.
Nella Cappella Catenacci si osservano affreschi di scuola spinelliana di primo Quattrocento con “San Francesco glorioso” e “San Michele Arcangelo” e un tabernacolo domestico proveniente da una abitazione di Corso Italia con il “Crocifisso tra i dolenti”.
Ancora Spinello Aretino è presente con la “Sant’Elisabetta d’Ungheria” in un pilastro divisorio, che introduce alla Cappella Muratori, dove sono collocate “L’estasi di San Francesco” di Bernardino Santini della prima metà del Seicento e la “Adorazione dei Magi” di Giovanni Antonio Lappoli del 1529 su disegno di Rosso Fiorentino.
La Cappella di Pagno di Maffeo è l’ultima di sinistra e custodisce il monumento funebre in terracotta del giureconsulto Francesco Rosselli, mirabile opera del 1439 di Michele da Firenze. La Cappella Tarlati, nella zona absidale di sinistra, accoglie invece la “Annunciazione” su tavola di Neri di Bicci del 1470 e l’affresco staccato con la “Annunciazione” di Matteo Lappoli di primo Cinquecento.
La Cappella Bacci, quella maggiore, è il cuore magico della basilica con le “Storie della Vera Croce” di Piero della Francesca, ciclo di affreschi iniziato da Bicci di Lorenzo nel 1447 e proseguito tra il 1452 e il 1466 dal genio biturgense, che racconta la storia del legno che servì per la croce su cui fu crocifisso Gesù. Le scene si rifanno alla “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine del XIII secolo e si sviluppano su tre livelli, abbracciando le pareti laterali della cappella e quella di fondo. Di fronte agli affreschi si trova sospeso sull’altare il grande “Crocifisso” del Maestro di San Francesco databile al 1270-80.
La Cappella Guasconi, nella zona absidale di destra, custodisce il trittico di inizio Quattrocento con la “Madonna che porge la Cintola a San Tommaso e Santi” di Niccolò di Pietro Gerini. La cappella è affrescata con “Le storie di Sant’Egidio e San Michele”, concluse nel 1404 da Spinello Aretino. Da lì si riparte con la parete destra. Tornando verso l’entrata si ammirano in sequenza “Maria e San Francesco che confortano San Giovanni Damasceno in carcere”, la “Annunciazione”, il “Battesimo di Cristo”, il “Matrimonio mistico di Santa Caterina”, “San Michele Arcangelo” e “San Francesco che riceve le stimmate”, tutti affreschi attribuiti a Spinello Aretino o in alcuni casi ad Andrea di Nerio, eseguiti nella seconda metà del XIV secolo.
Nella Cappella Gozzari un sarcofago romano di età imperiale accoglie i resti del Beato Benedetto Sinigardi, uno dei primi seguaci di Francesco d’Assisi, morto nel 1282. A seguire l’affresco di Parri di Spinello con i “SS. Donnino e Nicola” di primo Quattrocento.
La Cappella della Fraternita dei Laici presenta la “Madonna in trono con quattro santi coronati” di Parri di Spinello della prima metà del XV secolo e la statua con la “Madonna Immacolata” di Mario Moschi del 1962.
Seguono la Cappella Catenacci con un “Crocifisso” trecentesco di scuola toscana e la Cappella Lambardi di metà Quattrocento con gli affreschi di Antonio d’Anghiari, con una “Crocifissione con San Francesco” e “Due santi cavalieri a guardia della Porta Clausa di Roma”.
La Cappella Tavanti mostra le “Storie di San Bartolomeo” di Lorentino d’Andrea della seconda metà del XV secolo e precede l’affresco con la “Madonna con il Bambino tra i SS. Giovanni Battista, Bernardo, Antonio e Francesco” di Niccolò Soggi della prima metà del Cinquecento.
La Cappella Carbonati conclude la parte destra con le “Storie di San Bernardino da Siena” e una “Madonna della Misericordia” del 1463 di Lorentino d’Andrea.
Cappella Bacci con gli affreschi di Piero della Francesca, Storie della Vera Croce
Il Sogno di Costantino di Piero della Francesca (1452-66), una delle più celebri scene notturne
Incontro di Re Salomone con la Regina di Saba di Piero della Francesca (1452-66) dettaglio dell’affresco
Ritrovamento delle tre croci e verifica della Croce di Piero della Francesca (1452-66). In alto una veduta di Arezzo
Crocifisso del Maestro di San Francesco (1270-80), proveniente dal convento di Poggio del Sole
Dettaglio della Cappella Guasconi, a destra della Cappella Maggiore della Basilica di San Francesco
Ingresso alla Cappella dei Caduti, realizzata per commemorare i morti della Prima Guerra Mondiale
Deposizione del caduto di Giuseppe Cassioli (1926), col milite avvolto dalla bandiera del Regno d’Italia
Cappella della Fraternita dei Laici con la statua della Madonna Immacolata di Mario Moschi (1962)
Cappella Catenacci e Cappella Lambardi con gli affreschi di Antonio d’Anghiari (metà XV sec.)
ll perdono della Porziuncola di Guillaume de Marcillat, vetrata del 1524 nella facciata della chiesa
Pentecoste di Spinello Aretino, affresco di fine Trecento staccato dall’Ospedale dello Spirito Santo
Affreschi della parete destra attribuiti a Spinello Aretino e Andrea di Nerio (seconda metà XIV sec.)
San Francesco in gloria e Cena in casa del Fariseo di Giovanni d’Agnolo di Balduccio (prima metà XV sec.)
L’opera più grande di Piero della Francesca uno dei più importanti capolavori del Rinascimento. Uno dei cicli d’affreschi più raffinati del Quattrocento, con saggi di virtuosismo, come il luminismo del Sogno di Costantino, tra i primi notturni della storia dell’arte italiana o le scene di battaglia.