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Il genio aretino

“Basterebbe Arezzo a fare la gloria d’Italia”. La frase attribuita al poeta Giosuè Carducci, con riferimento all’impressionante numero di uomini illustri nati ad Arezzo e nelle sue quattro vallate che si sono distinti nei secoli nelle arti, nelle scienze, nella politica e nella religione, è sbandierata con orgoglio dagli aretini.

La maggior parte di questi personaggi è ritratta nella “Sala dei Grandi” del Palazzo della Provincia di Arezzo, all’interno del mastodontico affresco di Adolfo De Carolis del 1923-24, alcuni di loro sono protagonisti di monumenti e targhe che li celebrano, ma ciò che più conta è il segno del loro passaggio che si riflette ancora oggi nei vari campi in cui eccelsero.

Scoprire la terra d’Arezzo attraverso la vita e le imprese dei suoi figli più famosi è un modo originale e piacevole per conoscere e approfondire un territorio sorprendente, che se lo visiti non lo dimentichi.

Gaio Cilnio Mecenate

Arezzo, 68 a.C. – Arezzo 8 a.C.

Nato da un’antica famiglia etrusca, fu consigliere, alleato ed amico dell’imperatore Augusto. Dette vita ad un circolo di intellettuali e poeti (tra i quali Orazio, Virgilio e Properzio) che protesse, incoraggiò e sostenne con estrema generosità nella loro produzione artistica. Molte delle opere create grazie al sostegno di Mecenate contribuirono a costruire una migliore immagine di Roma.

Guido Monaco

991-992 circa – dopo il 1033

Conosciuto anche come Guido d’Arezzo, è stato un teorico della musica e monaco cristiano. È considerato l’ideatore della moderna notazione musicale, un linguaggio che avrebbe rivoluzionato il modo di insegnare, comporre e tramandare la musica. Il suo trattato Micrologus, fu uno dei testi di musica più diffusi del Medioevo.

Francesco Petrarca

Arezzo, 1304 – Arquà, 1374
Poeta, scrittore e filosofo aretino, grazie alla sua opera più celebre il Canzoniere è uno dei padri della letteratura italiana. Uomo moderno e cittadino del mondo, è considerato il precursore dell’Umanesimo per aver dedicato la sua vita alla riscoperta della poetica e della filosofia antica e per aver ripreso gli studia humanitatis in chiave antropocentrica.

Piero della Francesca

Borgo Sansepolcro 1416/1417 circa – 1492
Pittore e matematico, è tra le personalità più emblematiche del Rinascimento italiano. Rinnovò il linguaggio figurativo del suo tempo riuscendo ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, i valori intellettuali e spirituali dell’epoca, mediando tra tradizione e modernità, tra religiosità e nuove affermazioni dell’Umanesimo, tra razionalità ed estetica.

Michelangelo Buonarroti

Caprese, 1475 – Roma, 1564
Scultore, pittore, architetto e poeta è uno dei grandi protagonisti del Rinascimento italiano, riconosciuto – già dai suoi contemporanei – come uno dei maggiori artisti di sempre. Tanto geniale quanto irrequieto, il suo nome è legato a una serie di opere considerate traguardi insuperabili dell’ingegno creativo che gli hanno regalato una fama immortale.

Giorgio Vasari

Arezzo, 1511 – Firenze, 1574
Pittore legato alla corrente “manierista” e apprezzato architetto, Vasari fu soprattutto un eccellente storiografo al punto da poter essere considerato il primo “storico dell’arte”: la sua opera bibliografica “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” propone una serie di biografie con cui egli copre l’intero canone artistico teso tra Trecento e Cinquecento.

Masaccio

San Giovanni Valdarno, 1401 – Roma, 1428
Precursore della grande stagione del Rinascimento fiorentino, fu uno dei primi pittori a trasformare profondamente il linguaggio figurativo del suo tempo. Facendo propria la lezione di Giotto la sua pittura si vestì di novità allontanandosi dallo stile gotico internazionale allora dominante e prediligendo una visione rigorosa che rifiutava ogni eccesso decorativo e artificiosità.

Pietro Aretino

Arezzo, 1492 – Venezia, 1556
Poeta, scrittore e drammaturgo, fu un originale intellettuale rinascimentale. Conosciuto principalmente per alcuni scritti dal contenuto licenzioso come i Sonetti lussuriosi, Pietro Aretino fu anche autore anche di Dubbi amorosi e altre opere di contenuto religioso con le quali si fece apprezzare in ambiente cardinalizio. Libero e spregiudicato, per questa sua apparente “incoerenza” fu tanto amato quanto discusso.

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