Principale luogo di culto cattolico di Arezzo, il Duomo dei SS. Pietro e Donato si trova in cima al colle di San Pietro, nella parte alta della città.
Nel 1203 Papa Innocenzo III ordinò che la cattedrale, fino ad allora nella cittadella vescovile sulla collina del Pionta, fosse trasferita dentro le mura cittadine. Inizialmente fu utilizzata la chiesa di San Pietro Maggiore, ma grazie al lascito di Papa Gregorio X, morto in città nel 1276 di ritorno dal Concilio di Lione, partirono l’anno dopo i lavori per il nuovo duomo in stile gotico, promossi dal vescovo Guglielmino degli Ubertini. Dopo la sconfitta nella Battaglia di Campaldino del 1289, la costruzione fu interrotta, per riprendere ai primi del Trecento.
La crisi della seconda metà del XIV secolo e la sottomissione a definitiva a Firenze del 1384 bloccarono di nuovo il cantiere, che riprese nel 1471 e terminò nel 1511, anche se i rimaneggiamenti e il completamento di molte parti proseguirono nei secoli successivi. La scalinata in travertino è ad esempio settecentesca, la facciata del 1900-14, la punta del campanile del 1937. Il nuovo presbiterio, con gli interventi di Giuliano Vangi, risale al 2012. Sul fianco che dà su via Ricasoli è da notare il portale trecentesco, di fronte al passeggio del Prato si ammira invece la splendida abside gotica poligonale duecentesca.
L’interno a tre navate conserva numerose opere d’arte. Ricordiamo le principali, invitando i visitatori a scoprire tutto il ricco patrimonio di arte e fede custodito nella cattedrale.
Partendo da sinistra, si ammira il fonte battesimale esagonale, impreziosito da un bassorilievo del “Battesimo di Gesù” del 1425-30 attribuito a Donatello. La grande Cappella della Madonna del Conforto è un tripudio di pittura e scultura neoclassica, realizzata a partire dal 1796. Nell’altare maggiore del 1823 custodisce la maiolica con la “Madonna del Conforto”, portata nel duomo in seguito al miracolo del 15 febbraio 1796 a lei attribuito, che fece terminare le scosse di terremoto che da giorni impaurivano il popolo. La cappella è un piccolo museo della terracotta invetriata rinascimentale, grazie alle opere di Andrea della Robbia e della sua bottega, qui trasferite da altri luoghi della città. Sono da segnalare anche le grandi tele di “Giuditta che mostra al popolo la testa di Oloferne” del 1803 di Pietro Benvenuti e “Abigail che placa l’ira di David” del 1806 di Luigi Sabatelli.
La parete sinistra del duomo prosegue con il “Martirio di San Donato” del 1794 di Pietro Benvenuti, la Cappella Ubertini con la statua lignea duecentesca della “Madonna con il Bambino” coronata dalle “Storie dei SS. Anna e Giuliano” di Gregorio e Donato d’Arezzo del 1320-30. Più in alto l’organo del 1536 di Luca da Cortona con il basamento progettato da Giorgio Vasari.
Sempre nella parete sinistra si incontrano il “Cenotafio di Guido Tarlati” del 1330, imponente opera marmorea di Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura, e vicino alla porta della sagrestia l’affresco di Piero della Francesca che raffigura “Santa Maria Maddalena” del 1459, uno dei capolavori lasciati dal genio rinascimentale in città. Nella cappella absidale di sinistra, in una teca di vetro, sono esposti i resti mortali di Papa Gregorio X.
Sull’altare maggiore troneggia la meravigliosa “Arca di S. Donato” in marmo, realizzata tra il 1364 e il 1375 da Giovanni di Francesco, Betto di Francesco e altre maestranze aretine e fiorentine. L’arca custodisce le reliquie del patrono di Arezzo e di altri martiri aretini.
Nella parete destra, tornando verso l’entrata, sono da ammirare tre affreschi: la Cappella di Ciuccio Tarlati del 1334 del Maestro del Vescovado con il “Crocifisso tra San Michele Arcangelo, la Madonna, San Giovanni Evangelista e San Francesco”, la Cappella Spadari con la “Madonna con il Bambino e Storie dei SS. Iacopo il maggiore e Cristoforo” di Andrea di Nerio del 1340-60 e la “Madonna con il Bambino in trono tra santi” del 1321-27 di Buonamico Buffalmacco.
Alzando gli occhi si osservano le volte affrescate. Le prime tre volte furono eseguite da Guillaume de Marcillat tra il 1520 e il 1526, autore nello stesso periodo anche delle splendide vetrate del fianco destro. Le altre tre volte sono di Salvi Castellucci, dipinte tra il 1660 e il 1664. I temi degli affreschi sono le “Storie dell’Antico e del Nuovo Testamento”.
Il maestoso interno del Duomo dei SS. Pietro e Donato, iniziato nella seconda metà del XIII secolo
Arca di san Donato, (1364 -1375) realizzata da maestranze aretine e fiorentine. Sullo sfondo le vetrate di Guillaume de Marcillat
Santa Maria Maddalena di Piero della Francesca, capolavoro del maestro di Sansepolcro (1459 circa)
L’imponente Cenotafio di Guido Tarlati di Agostino di Giovanni e Agnolo di Ventura (1330 circa)
Organo monumentale (1536) di Luca da Cortona con il basamento coevo progettato da Giorgio Vasari
Le volte del duomo affrescate da Guillaume de Marcillat (XVI secolo) e Salvi Castellucci (XVII secolo)
Cappella di Ciuccio Tarlati nella parete destra, affrescata dal Maestro del Vescovado intorno al 1334
Particolare della Cappella di Ciuccio Tarlati. In basso il defunto che prega inginocchiato (1334 circa)
Altare maggiore del 1823 nella Cappella della Madonna del Conforto con la maiolica miracolosa
Madonna con il Bambino e Storie dei SS. Iacopo il maggiore e Cristoforo di Andrea di Nerio (1340-60)
Martirio di San Donato di Pietro Benvenuti nella parete sinistra del duomo, opera neoclassica del 1794
Monumento sepolcrale marmoreo del Beato Gregorio X nella parete destra del duomo (inizi XIV sec.)
Dettaglio dell’ingresso al Duomo dei SS. Pietro e Donato. La facciata fu realizzata tra il 1900 e il 1914