Poppi e il Castello dei Conti Guidi

Come un diadema, natura e storia adornano il Casentino. Ci troviamo in una delle quattro valli della provincia di Arezzo, che custodisce scorci e atmosfere da favola e in cui l’uomo vive da secoli in perfetta armonia con l’ambiente. 

Ci sono mille motivi per innamorarsi di questo angolo di Toscana, una destinazione che mette d’accordo turisti enogastronomici, pellegrini e motociclisti, escursionisti e appassionati di storia – soprattutto di Medioevo.

Altro che “secoli bui”

Oltre che per le sue incantevoli foreste, il Casentino è famoso per le tracce che, dagli Etruschi in poi, diversi popoli vi hanno lasciato. Nella tua vacanza qui ti aggirerai all’interno di un patrimonio storico inimitabile che per fortuna si è conservato intatto fino ad oggi.

Questa zona della provincia di Arezzo pullula di abbazie, eremi, pievi e monasteri . Molti sono stati costruiti durante il Medioevo. Pensa che se fossi vissuto a quell’epoca, avresti avvistato un castello in cima ad ogni collina.

Alcuni di questi sono passati alla storia per aver ospitato nientepopodimeno che Dante Alighieri. Hai capito bene, proprio l’autore della Divina Commedia.

Il Casentino e Dante

Bandito dalla sua Firenze, il Sommo Poeta si rifugiò in Casentino e fu ospite dei Conti Guidi. Da adesso sentirai spesso nominare la nobile casata che mantenne per lungo tempo il controllo politico e amministrativo sul Casentino.

A proposito dei Guidi, c’è un gigante di pietra che domina tutta la vallata. È uno dei simboli del Casentino e non può assolutamente mancare nel tuo itinerario in provincia di Arezzo. Stai per fare la conoscenza di un colosso che in questa valle è un po’ una star: sua maestà, il Castello di Poppi.

statua dante castello poppi
Nella piazza davanti al Castello di Poppi, a sinistra dell’ingresso, c’è un busto del “ghibellin fuggiasco”.

In giro per il paese

Poppi è un tipico borgo medievale, situato in cima a un colle e cinto da antiche mura merlate. Lo puoi raggiungere da viale Vittorio Veneto, passando accanto al Monumento ai Caduti del 1936. Capirai di essere arrivato nel centro storico per via degli inconfondibili portici che costeggiano via Cavour, la strada principale.

A una delle sue estremità si trova l’Oratorio della Madonna del Morbo, una graziosa chiesetta seicentesca in stile barocco, con la pianta a forma di esagono. Concediti una passeggiata in questo piccolo gioiello urbanistico che è inserito nella lista dei Borghi più belli d’Italia, a caccia di vicoli e palazzi da fotografare. Da via Cavour una salita ti separa da piazza della Repubblica, di fronte alla rocca.

L’Arno e la Piana di Campaldino

Cosa colpisce di più del Castello dei Conti Guidi al primo sguardo? Certamente parte dello charme di questo edificio imponente ed elegante dipende dalla sua posizione strategica, proprio in cima alla collina di Poppi.

A valle, verso Ponte a Poppi, scorre l’Arno. Sempre lì sotto c’è la piana in cui, l’11 giugno 1289, nella Battaglia di Campaldino, i guelfi fiorentini sconfissero i ghibellini aretini. Tra le fila dei guelfi c’era anche Dante, come feditore a cavallo. Più tardi, nel suo viaggio ultraterreno raccontato nella Commedia, il poeta accenna a questo sanguinoso combattimento.

Il Castello di Poppi, da fuori

Non sei ancora entrato, eppure la storia e la letteratura già si intrecciano attorno alla fortezza. Pensa che per edificarla ci sono voluti almeno cent’anni ed è la residenza più recente fra quelle appartenute ai Conti Guidi in Casentino.

È indiscutibile che la figura di Dante contribuisca al fascino del maniero. Nella piazza davanti al Castello di Poppi, a sinistra dell’ingresso, c’è un busto del “ghibellin fuggiasco”, in ricordo della sua permanenza casentinese.

Una pillola di letteratura per te: pare che, durante il suo soggiorno presso i Guidi, Alighieri abbia scritto il canto XXXIII dell’Inferno. È il momento di tirare fuori lo smartphone e rileggere ad alta voce qualche verso della Divina Commedia di fronte al volto di bronzo di Dante. Sarebbe un omaggio eccezionale all’opera e alla vita dell’esule fiorentino più famoso del mondo.

L’esterno, tutto quello che c’è da sapere

Ora concentrati sulla struttura del maniero. Sopra l’enorme parallelepipedo, la torre campanaria svetta verso l’alto, come se volesse bucare il cielo. Nelle giornate più nuvolose vale la pena dedicare alcuni minuti semplicemente a osservarne i contorni sfumati dalla nebbia. Con il bel tempo il prospetto che si slancia verso l’azzurro è uno spettacolo differente, ma altrettanto suggestivo.

Il castello è rimasto molto simile a com’era nel Medioevo tranne che per la torre, alta ben 50 metri. E pensa che a fine Ottocento è stata anche accorciata, dopo che un fulmine l’ha colpita. Dove vedi la cella campanaria, prima c’era una corona di merli.

Alla fortezza dovrebbero aver lavorato due architetti, Lapo e Arnolfo di Cambio. Quest’ultimo è stato anche il progettista di Palazzo Vecchio a Firenze e si dice che il Castello di Poppi (soprattutto la sua torre) sia stato per lui un modello e una fonte di ispirazione.

La facciata, ieri e oggi

Avvicinati all’ingresso della rocca. Attraversa un piccolo ponte – sotto c’è un fossato, ma niente acqua né coccodrilli – e accedi alla munizione. È un quadrato fortificato che fungeva da guardia armata del maniero. In origine qui c’era un ponte levatoio, proprio come nelle fiabe

Superata questa specie di anticamera ti troverai nel cortile esterno, una lingua di prato intorno all’edificio. Hai notato il pozzo di pietra alla tua sinistra?

Ci sono tante curiosità interessanti sul Castello di Poppi. Ad esempio, probabilmente non sai che in passato aveva due porte. Quella più grande era rivolta verso valle e ci si arrivava arrampicandosi su per una rampa scoscesa. L’altra dava sulla piazza d’armi.

Oggi per entrare si varca la Porta del Leone. Un nome un po’ minaccioso, che deriva dalla fiera raffigurata nel bassorilievo sopra il portale. Dovrai alzare ancora di più lo sguardo per contare le bifore che aprono innumerevoli vedute sulla facciata.

Il Castello di Poppi, da dentro

Non farti intimorire dal feroce felino scolpito a guardia dell’ingresso e avanza verso il cortile interno del castello. Probabilmente ti sembrerà di essere sul set di un film o dentro un romanzo storico.

Oltre ai raffinati ballatoi in legno, questo ambiente ha le pareti ornate di stemmi gentilizi. Quelli al piano terra sono realizzati con la tecnica della terracotta invetriata e firmati dalla bottega dei Della Robbia, illustri maestri ceramisti fiorentini.

Pagine e pagine di tesori

Il maniero è interamente visitabile. Puoi cominciare da questo livello, esplorando la prigione e le Scuderie dei Guidi. C’è un altro dettaglio architettonico che catturerà la tua attenzione, cioè la splendida scalinata quattrocentesca progettata dall’architetto Jacopo di Baldassarre Turriani.

Sali i suoi gradini e dopo pochi passi raggiungerai l’ingresso della Biblioteca Rilliana, fiore all’occhiello di questo borgo in provincia di Arezzo. Ti trovi in un posto speciale, frutto della donazione ai poppesi di tutta la collezione del Conte Fabrizio Rilli Orsini.  

Fanno parte del patrimonio della biblioteca circa 25.000 volumi antichi ed opuscoli, tra cui più di 700 incunaboli e 800 manoscritti dell’XI secolo, con tanto di miniature e lettere ornate. Vere e proprie opere d’arte per viaggiare indietro nel tempo.

Biblioteca Rilliana
La Biblioteca Rilliana è il fiore all’occhiello di questo borgo in provincia di Arezzo.

Due piani di meraviglie

Al primo piano del castello ammira il Salone delle Feste, teatro – all’epoca dei Guidi – di banchetti sontuosi e spettacoli di intrattenimento. Fra le decorazioni spicca il soffitto a capriate. È la stanza dove l’ultimo reggente della casata, Francesco, si arrese ufficialmente al dominio della Repubblica di Firenze nel 1440.

Avventurati poi fino al cosiddetto piano nobile della fortezza (il secondo) e attraversa le stanze affrescate, un tempo abitate dai potenti inquilini. A questo livello è esposto un plastico della Battaglia di Campaldino con migliaia di soldatini di piombo (sono più di 6.400!), posizionati in base alle informazioni raccolte nell’ambito di ricerche storiche.

Sempre su questo piano puoi goderti un tesoro che rende orgogliosi i casentinesi. È la Cappella dei Guidi. Sulle pareti e sulle volte vedrai dipinto un ciclo di affreschi della prima metà del Trecento attribuito a Taddeo Gaddi, allievo di Giotto.

E come souvenir, una veduta fantastica

Adesso serve un finale col botto. Il Castello di Poppi può darti l’arrivederci ideale, ma devi salire ancora “qualche” gradino. Per l’esattezza, altri 104: quelli di una scala in legno che si imbocca dal ballatoio (attenzione, è ripida!).

Stai certo che la vista dalla cima della torre vale la fatica di questa salita. Un panorama che forse pure Dante ha avuto l’opportunità di contemplare e un ricordo prezioso di questa gemma in provincia di Arezzo.

Stai certo che la vista dalla cima della torre vale la fatica di questa salita.