Minatori per un giorno: alla scoperta della zona mineraria di Cavriglia con i bambini

Esistono luoghi meravigliosi che sembrano essere rimasti intatti nel tempo, quasi surreali, che, in realtà raccontano una storia, fatta di cambiamenti non soltanto naturali e paesaggistici, ma anche socio-culturali. Il bello di viaggiare con i bambini è proprio andare alla ricerca di questi luoghi che hanno una storia da raccontare, impersonandosi come protagonisti di questi racconti. Tutto questo si  può trovare in Valdarno, in una zona racchiusa tra le colline del Chianti da un lato e l’Area Naturale Le Balze dall’altro. Si tratta della zona di Cavriglia, in provincia di Arezzo. Un luogo che negli ultimi 100 anni ha subito una grossa trasformazione a livello economico, sociale e anche paesaggistico, dovuto alla nascita e alla trasformazione delle miniere di lignite.

Sulle tracce delle miniere di Cavriglia

Attraverso un itinerario che parte da Cavriglia, fino ad arrivare a San Giovanni Valdarno, nel villaggio dei minatori di Santa Barbara si ripercorrono le tappe della storia di questa zona, alternando momenti culturali al divertimento in mezzo alla natura, così che, in questo viaggio sia i bambini che i genitori, potranno sentirsi minatori per un giorno.

Cosa vedere a Cavriglia con i bambini

La storia di Cavriglia inizia nel 1809 con la nascita del comune, un paese immerso nella campagna collinare toscana tra vigneti ed uliveti. Passeggiando tra le vie del centro, si incontrano alcuni edifici storici molto interessanti che raccontano il passato di questa città. Nella zona dell’antico borgo si può ammirare la Chiesa di Santa Maria, con la sua torre rimasta intatta negli anni, un antico monastero vallombrosano. Spostandoci dall’altra parte del paese, troviamo la Pieve di San Giovanni Battista, un luogo sacro che è stato realizzato su un insediamento romano e di fronte si trova ancora l’edificio del vecchio municipio della città. Un altro luogo affascinante da non perdere a Cavriglia è Piazza Enrico Berlinguer, dove si trova l’antico Teatro Comunale ed è il centro che unisce la parte del borgo antico a quella più moderna e residenziale. Oltre agli edifici storici, a Cavriglia ci sono molti parchi dedicati ai più piccoli. Davanti al municipio, così come dietro alla Pieve, ci sono due parchi giochi ideali per trascorre qualche momento di svago, mentre per chi ama le passeggiate in mezzo alla natura, consigliamo di visitare la zona di Bellosguardo, un percorso ciclo pedonale dove si può ammirare dall’alto tutta la città di Cavriglia e parte della vallata.

MINE: il museo che “racconta”

Lasciando Cavriglia, e proseguendo verso San Giovanni Valdarno, a pochi chilometri di distanza si trova Castelnuovo dei Sabbioni, una frazione composta da una parte nuova e dal nucleo storico ormai disabitato. Proprio in questa parte storica, situata in cima ad uno sperone di roccia che domina tutta la valle, troviamo, accanto alla chiesa, MINE, il museo delle miniere e del territorio, un luogo adatto alle famiglie per scoprire la trasformazione paesaggistica e socio culturale di questo luogo particolare e per vivere un’esperienza da minatori.

Mine è un museo realizzato dalla comunità, che, grazie alle numerose donazioni di preziosi elementi da parte della popolazione, e alla ricostruzione degli avvenimenti, racconta la vita e la storia passata di questa zona mineraria.

Visitare Mine è come fare un viaggio indietro nel tempo; il percorso del museo si sviluppa su 2 piani e parte dalla nascita del comune di Cavriglia, nel 1809 sino al 1994, anno di chiusura delle miniere.

Al piano terra si apprende la scoperta dei giacimenti di lignite e il percorso della nascita delle miniere, ammirando alcuni attrezzi della vita dell’epoca, mentre al primo piano si trova una riproduzione di una galleria della miniera, dove si possono ammirare i minerali, i vari attrezzi dei minatori e sentire i rumori che erano presenti al suo interno, e imparare i metodi di estrazione attraverso dei video espositivi. Un percorso molto suggestivo.

Dal terrazzo del plesso museale si scorge il lago di Castelnuovo, chiudendo gli occhi si può tornare indietro nel tempo e immaginare le miniere proprio di fronte, dove ora sorge il lago. Chilometri di gallerie sotterranee realizzate per estrarre la lignite, un minerale considerato molto prezioso all’epoca, tanto che aveva attirato molti personaggi illustri e di rilievo politico ed economico non solo locali, che hanno permesso lo sviluppo industriale di tutta la zona, unendo la lavorazione delle miniere di lignite con la ferriera situata a San Giovanni Valdarno, e successivamente con la centrale elettrica. 

La storia delle miniere di Castelnuovo dei Sabbioni

Le miniere di Castelnuovo dei Sabbioni non risalgono ai tempi antichi come possono essere quelle presenti sulla costa toscana, ma hanno una storia relativamente recente. Già dal 1500 alcuni contadini della zona avevano percepito qualcosa di differente nel terreno: la terra prendeva fuoco all’improvviso. Poi arrivarono gli studi scientifici fra 1700 e 1800 I primi a scavare furono proprio i contadini, proprietari dei vari appezzamenti di terreno, utilizzando utensili di uso comune. Successivamente, quest’area divenne di interesse tra vari personaggi illustri come Ubaldino Peruzzi e Vilfredo Pareto, fino ad arrivare ad interessare anche personaggi politici e economici. Grazie all’investimento di alcuni banchieri iniziò il progetto di realizzazione delle miniere di Castelnuovo dei Sabbioni, grazie anche all’apertura della linea ferroviaria che collegava il Valdarno con Firenze, utile per il trasporto del combustibile. 

Un evento che ha cambiato l’assetto economico del territorio.

La lignite estratta veniva utilizzata dalla Ferriera di San Giovanni Valdarno per la produzione del ferro e veniva usata anche come combustibile per tutte le industrie del Valdarno. Con l’arrivo degli imprenditori Fratelli Luzzatto dal Friuli Venezia Giulia, ci fu un cambiamento ulteriore che porto nel 1907 la costruzione della centrale termoelettrica che utilizzava proprio questo combustibile.

Le miniere raggiunsero l’apice economico con la prima guerra mondiale, quando furono impiegati come manodopera fino a 5000 minatori tra persone locali e prigionieri. La veloce trasformazione dell’industria e la preziosità di questo minerale, fece variare l’assetto di lavorazione della miniera, tanto che, nel 1955 le gallerie sotterranee sparirono e divenne una miniera a cielo aperto, una nuova variazione paesaggistica, che portò anche ad uno spostamento delle persone dal vecchio nucleo di Castelnuovo dei Sabbioni al nuovo paese e al villaggio minatori di Santa Barbara, più vicino a San Giovanni Valdarno. Nel 1983 l’antico nucleo di Castelnuovo di Sabbioni venne definitivamente abbandonato. La centrale termoelettrica continuava a garantire stabilità economica per il territorio.

 

MINE: un museo per le famiglie

Visitare il museo permette di entrare nel profondo di un pezzo di storia importante non solo per il Valdarno o per la Toscana, ma per tutta l’Italia. Ogni anno il museo organizza numerosi eventi volti a far conoscere la storia del territorio, collaborando anche con le scuole con diversi progetti. Adiacente al corpo centrale del museo, presso il Centro di documentazione, si trova una sezione dedicata ai bambini dove vi sono vetrine con dei fossili ritrovati nella zona e alcuni attrezzi usati in miniera. Il museo ha in programma nei prossimi anni di implementare un percorso dedicato alle famiglie con bambini, per creare un’esperienza ancora più coinvolgente e comprensibile per tutte le età. Attualmente è presente un biglietto d’ingresso dedicato alle famiglie ad un prezzo molto vantaggioso.

Verso il Villaggio dei Minatori di Santa Barbara

Lasciato il museo si può percorrere una strada panoramica sulla zona delle vecchie miniere, oggi non più visibili perché coperte dal lago e dalla vegetazione. Si arriva poi a Santa Barbara, il vecchio Villaggio dei Minatori. Un gruppo di case tutte uguali di colore giallo, dove si può  respirare ancora la vita di “comunità” che c’era all’epoca delle miniere. 

Il viaggio-racconto delle miniere di lignite termina a San Giovanni Valdarno dove, ancora oggi è visibile l’esterno della vecchia ferriera, ma la storia delle miniere continua a vivere nella sua popolazione e nel paesaggio.