Le nozze di un grande aretino

In ogni testo di storia dell’arte che si rispetti, troviamo un bel capitolo dedicato alle opere di Giorgio Vasari. Di lui sappiamo che era un valente architetto, suo è il disegno degli Uffizi di Firenze, un pittore molto amato dalla corte medicea e, soprattutto, il primo ad occuparsi della storia delle vite dei pittori e degli scultori del suo tempo.

Cosa sappiamo però della sua storia personale? Molto per fortuna, perché lui stesso ci ha lasciato molte notizie, ma anche perché conserviamo molti documenti sulla storia sua e della sua famiglia.

Aretino di nascita, cittadino del mondo per vocazione

Giorgio Vasari nasce ad Arezzo il 30 luglio 1511 da Antonio e Maddalena Tacci, in una grande casa che potete ancora vedere in via Mazzini. Sappiamo la data esatta perché al Palazzetto di Fraternita è custodito il prezioso documento del suo battesimo avvenuto proprio nella sua amatissima Pieve di Santa Maria.

Primogenito di una famiglia numerosa, dimostra fin da subito una forte predilezione per l’arte e studia sotto la guida di Guillaume de Marcillat.

Fin dalla più tenera età annota meticolosamente tutti i lavori che gli vengono affidati dai familiari e dagli amici. Lo immaginiamo ragazzo, impegnato con inchiostro e pennino a scrivere le “Ricordanze” un testo a metà tra un registro e un diario.

Motivo di orgoglio per il giovane Giorgio è il complimento che gli rivolge un lontano parente venuto a trovarlo da Cortona, un uomo ormai anziano, ma che rispetta moltissimo: quell’uomo era Signorelli. Forse grazie a quell’incoraggiamento Vasari intraprende il cammino che lo porterà alla corte di Cosimo I dei Medici e a diventare il suo architetto preferito. 

Sì rifugia nell’arte quando nel 1527 perde il padre a causa di una pestilenza e si trova a dover provvedere alla madre e ai numerosi fratelli. Vasari ha chiaro in mente un obiettivo: entrare alla corte dei Medici. Solo in questo modo può soddisfare le sue ambizioni. Prima di riuscirci passeranno molti anni e nel frattempo si troverà a viaggiare: Roma, Napoli, Venezia.

Poi si sposa. Ma non è un matrimonio d’amore. 

Del resto nel XVI il matrimonio è un affare nel quale l’amore, l’affetto, le affinità contano poco, mentre il prestigio sociale e il beneficio economico sono fondamentali.
E infatti la sposa di Giorgio appartiene alla nobiltà aretina. È Niccolosa Bacci. Se il suo cognome vi ricorda qualcosa siete nel giusto. La giovane appartiene alla famiglia che a metà del Quattrocento commissiona a Piero della Francesca il ciclo degli affreschi della Vera Croce in San Francesco ad Arezzo. La ricchezza dei Bacci proviene da quello che oggi definiremmo settore tessile. I loro commerci erano legati alla vendita di panni pregiati e probabilmente al guado, una tinta molto amata nel Rinascimento.

Ciclo affreschi la vera croce arezzo
Niccolosa appartiene alla famiglia che commissiona a Piero della Francesca il ciclo degli affreschi della Vera Croce in San Francesco ad Arezzo.

Papa Giulio III

I due sposi però hanno poco in comune esclusa la città di nascita. A separarli non c’è solo lo status sociale, ma anche diciannove anni di differenza. Quando Niccolosa va in sposa a Giorgio ha undici anni, lui trentotto. A proporre l’unione è una persona a cui difficilmente si può dire di “no”. Il cardinale Giovanni Maria Ciocchi dal Monte è il futuro papa Giulio III e ha preso in simpatia Vasari. Grazie a lui il nostro artista entra in una famiglia prestigiosa e anche questo contribuisce a portarlo all’attenzione di Cosimo I.

Il capo della famiglia Medici nutre sospetti nei riguardi di Vasari perché… è aretino e la sua città è nota per le numerose insurrezioni. Solo a metà degli anni cinquanta del Cinquecento, dopo la definitiva sconfitta della ghibellina Siena, Vasari è definitivamente accettato nella cerchia dei favoriti del Granduca. 

Questa è però un’altra storia.

La casa di un vero artista

Torniamo a Giorgio e Niccolosa. I due sposi, per volontà del pittore, non convivono da subito. Niccolosa rimane nella casa dei genitori per due anni prima di ricongiungersi al marito. La casa non è quella nei pressi della Pieve, ma una splendida dimora nel quartiere di San Vito, con un giardino e molte stanze grandi e ariose, tutte abbellite dallo stesso Giorgio con affreschi e pezzi d’arte della sua collezione privata.

Purtroppo Vasari trascorre molto più tempo nella sua casa fiorentina e lascia sola per lunghi periodi la giovane moglie. Non la lascia però in un luogo trascurato: la biblioteca, i giardini, la grande sala dei ricevimenti sono tutti per lei.

Vasari ritrae Cosina, il soprannome della moglie, nella suggestiva stanza delle muse. È una giovane donna bionda, con un’acconciatura elaborata, forse idealizzata dall’artista il collo lungo e la posa elegante.

Niccolosa Bacci a Casa Vasari ad Arezzo
Giorgio ritrae Cosina, il soprannome della moglie, nella suggestiva stanza delle muse di Casa Vasari.

Un matrimonio senza eredi

Dall’unione dei due sposi, non nasceranno figli. Alla sua morte nel 1574, Giorgio lascia come suo erede il fratello Piero e i suoi figli. Solo alla fine del XVII secolo, quando la discendenza Vasari si estingue, tutti i suoi beni vanno come suo desiderio alla Fraternita dei Laici. 

Esistono anche molte “voci” sulla vita amorosa di Giorgio, che non sempre sembra essere stato fedele alla moglie. Si è a lungo parlato di una sua relazione con una delle servitrici della sua casa fiorentina e anche di un amore corrisposto con la sorella più grande di Niccolosa, Maddalena. Da queste relazioni sono anche nati dei figli illegittimi.

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