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Pieve di San Pietro a Romena

Immersa nel verde del Casentino, esiste un luogo in cui storia, spiritualità e mistero si incontrano e regalano a chi lo visita un’esperienza indimenticabile: è la Pieve di San Pietro a Romena.

Situata alle pendici del colle dominato dai resti del castello dei Conti Guidi, sulla sponda destra dell’Arno, nel territorio del comune di Pratovecchio Stia, la chiesa battesimale è il capolavoro assoluto del romanico in Casentino.

L’edificio, dichiarato monumento nazionale per la sua importanza, fu costruito nel 1152 dal pievano Alberico. Come recita l’abaco del primo capitello di sinistra, la pieve fu realizzata “in tempore famis”, cioè in tempo di carestia, da maestranze locali e lombarde con influssi d’oltralpe, affini a quelle che lavorarono nelle altre pievi romaniche casentinesi come Santa Maria a Stia e San Martino in Vado.

Toponimo di origine etrusca, Romena probabilmente ospitava già un tempio che venne riadattato in epoca romana. Sull’edificio pagano in seguito sorse un edificio cristiano. Scendendo nel sottochiesa dall’apposita scalinata nella parete destra, si possono ammirare le tracce sotto all’attuale presbiterio rialzato di una chiesa altomedievale triabsidata realizzata tra l’VIII e il IX secolo.

Sopra i resti di questa struttura Alberico fece edificare il capolavoro architettonico a tre navate che ammiriamo oggi, anche se accorciato rispetto al progetto iniziale. La facciata in pietre conce, infatti, non è quella originale perché crollò nel 1678 a causa di una frana che travolse le prime due campate. La pieve venne così ricostruita più corta di circa sette metri, con sole cinque campate. Un terremoto nel 1729 fece nuovi danni, facendo parzialmente crollare il robusto campanile, che era molto più alto di quello attuale.

Per fortuna rimase intatta l’abside con due ordini di arcate sovrapposte e il suo tripudio di colonnette, monofore, bifore e trifore, simbolo della pieve e immagine iconica del Casentino. All’interno la pietra austera e la luce che filtra immergono il visitatore in una dimensione mistica straordinaria, nella quale sacro e profano si intrecciano senza soluzione di continuità. Ogni capitello e relativo abaco che sormontano le possenti colonne cilindriche è un piccolo universo scolpito di simboli, figure umane, animali reali e mitologici, citazioni bibliche e motivi vegetali da interpretare.

Per motivi di sicurezza le preziose opere che custodiva la chiesa sono visibili all’interno della Propositura del Ss. Nome di Gesù a Pratovecchio. Le più importanti sono una tavola con la “Madonna in trono con il Bambino” della fine del Duecento attribuita al Maestro di Varlungo e un trittico smembrato di Giovanni del Biondo del 1386, di cui si conservano la parte centrale con la “Madonna con il Bambino e i santi Pietro e Paolo” e una parte laterale con “San Giovanni Battista e Sant’Antonio Abate”.

Oggi la pieve ospita la Fraternità di Romena, una comunità che dal 1991 fa dell’accoglienza il suo primo valore. Ispirandosi al pievano che nel XII secolo fece costruire la chiesa in un momento di grave disagio per la popolazione, offrendo a Dio la creatività umana, la comunità fondata da Don Luigi Verdi dà il benvenuto a tutti coloro che coltivano, anche inconsapevolmente, il fiore del bello.

Davanti alla canonica e intorno alla pieve si trova il Giardino della Bellezza, una terrazza naturale sul Casentino per rilassarsi e giocare in libertà e sicurezza. Al suo interno è presente un albero di gelso con una croce, che è il punto di raccoglimento dove incontrarsi o meditare. Un altro spazio esterno affascinante è Lo Sguardo, un’area a forma di ottagono davanti alla quale è posta una croce che guarda la valle, da cui si può inviare un messaggio d’amore alle persone del nostro cuore.

La Fraternità di Romena è un luogo spirituale per laici, religiosi, famiglie e chiunque abbia la voglia di rientrare in contatto con se stesso, gli altri e la natura, inserito in un contesto storico e paesaggistico unico.

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