Chitignano

Chitignano, il comune più piccolo del Casentino, sorge su un contrafforte del versante occidentale dell’Alpe di Catenaia. Viene citato per la prima volta nel 967 come feudo assegnato a Goffredo d’Ildebrando, passato poi ai Conti di Chiusi e quindi ai Conti Ubertini, che salvo una parentesi trecentesca in cui il luogo fu sotto il controllo dei Tarlati da Pietramala, rimasero feudatari di Chitignano fin quasi alla fine del Settecento.

Con la definitiva sottomissione di Arezzo a Firenze del 1384, infatti, Chitignano non fu annesso alla Repubblica Fiorentina ma venne dato in accomandigia agli Ubertini, che in cambio di protezione militare e politica garantivano obbedienza alla dominante e supporto in caso di guerre. La signoria rurale permise agli Ubertini di controllare il territorio chitignanese per quattro secoli, finché di dominare la contea in maniera incontrastata per atri 4 secoli. Con la legge del 14 aprile 1780, Pietro Leopoldo I di Toscana soppresse l’autonomia finora garantita dall’accomandigia e Chitignano divenne una comunità del granducato.

Il Castello degli Ubertini, collocato lungo la strada che da Rassina conduce a Chiusi della Verna, è uno dei più antichi fortilizi del Casentino. Il maniero risale al X e prende il nome dalla famiglia che lo controllò quasi ininterrottamente dal 1261, quando venne ceduto al potente vescovo di Arezzo Guglielmino degli Ubertini, al 1830, anno dell’acquisizione degli attuali proprietari.

Fu ammodernato nel XVI e nel XVII secolo, ma si conservano ancora il Corpo di guardia, la Stanza delle sentenze o della giustizia, la prigione, la Sala delle armi e il Cassero.

Lo stemma e i personaggi della famiglia Ubertini ricorrono nei vari ambienti, alcuni affrescati. Da ricordare anche la cappella privata baroccheggiante e la camera utilizzata dai vescovi aretini, che fecero a lungo di Chitignano in luogo di villeggiatura.

A breve distanza dal castello si trova la Podesteria, istituita dai fiorentini agli inizi del Quattrocento. All’interno è custodito un affresco del 1610 che raffigura una “Annunciazione”.

Alle estremità del paese si trovano due edifici religiosi seicenteschi. La Pieve dei Santi Vincenzo e Pietro, voluta da Pier Francesco Ubertini, fu consacrata nel 1614. La sua torre campanaria con orologio risale alla metà dell’Ottocento. La Chiesa di San Lorenzo si fa invece apprezzare per l’elegante porticato laterale e le linee sinuose.

Nei dintorni di Chitignano si trovano i piccoli borghi di Taena e Rosina, i cui toponimi di origine etrusca testimoniano la frequentazione della zona fin dall’antichità. Anche la presenza di acque termali solforico-ferruginose, dalle proprietà terapeutiche, fu uno dei motivi per cui il territorio chitignanese fu frequentato fin dall’antichità.

Chitignano era nota in passato per il contrabbando del tabacco e della polvere da sparo. Il Museo della Polvere da sparo e del contrabbando, inserito nel circuito dell’Ecomuseo del Casentino, ricorda quelle attività illegali che tuttavia davano lavoro a gran parte dei chitignanesi.

Nel bosco fuori dal paese si può percorrere il Sentiero della Polveriera dell’Inferno, un suggestivo itinerario segnato dal torrente Rio che permette di scoprire i resti una vera e propria fabbrica a cielo aperto, dove si produceva clandestinamente la polvere da sparo. Gli abitanti del luogo si procuravano lo zolfo e il salnitro con la scusa dell’utilizzo agricolo, mentre usavano il legname dei boschi per fare la carbonella. Nascosti nella foresta miscelavano con maestria questi “ingredienti” e la presenza dell’acqua corrente li preservava dal rischio di esplosioni accidentali.

Percorrendo la polveriera si possono osservare manufatti curiosi come il “pillo”, ovvero una buca scavata nella roccia arenaria usata come mortaio per pestare a mano i componenti della polvere da sparo, oppure il “mazzapicchio” di legno, uno strumento che aveva la stessa funzione, ma al posto della forza umana sfruttava quella idraulica del torrente.

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