Assieme a Poti, Lignano è la montagna per eccellenza di Arezzo. Da sud il complesso montuoso è una sentinella vigile sulla città e ospita il suo parco comunale più grande. La cima, a circa 836 metri s.l.m., è una terrazza naturale da cui si gode a 360 gradi di panorami d’incomparabile bellezza. Dalla vetta si domina sulla città e sull’intera Val di Chiana, ma lo sguardo si perde anche verso l’Appennino tosco-romagnolo, il Casentino e il Valdarno.
Favalto, L’Alpe di Poti, l’Alpe di Catenaia, Monte Falco e Falterona, il Pratomagno, Amiata e Cetona, l’Alta di Sant’Egidio, persino un lembo del lago Trasimeno. In qualunque direzione si guardi, soprattutto nelle giornate terse, quasi nulla rimane celato all’occhio di Lignano.
Con il fenomeno dell’incastellamento medievale e il progressivo impaludamento della Val di Chiana, il versante sud-occidentale di Lignano ospitò per secoli le popolazioni trasferitesi dalla pianura divenuta meno sicura e malsana, come si può ravvisare dalle piccole frazioni comunali che da Olmo a Vitiano hanno il loro nucleo storico più a monte.
Dal XVI secolo, man mano che andava avanti la bonifica della valle, si assistette a un graduale e lento abbandono del complesso montuoso, anche se continuò l’utilizzo dell’area per il pascolo del bestiame che gradualmente impoverì il suolo assieme allo sfruttamento incontrollato dei boschi. Nell’Ottocento Lignano risultava ormai quasi privo di alta vegetazione.
Nel 1914 il parroco di Rigutino don Ferruccio Bigi, ricevette un encomio dall’associazione nazionale Pro Montibus et Sylvis, che in quel periodo sosteneva la riforestazione in tutto il territorio italiano. Il sacerdote stava portando avanti, con il contributo del Comune di Arezzo, una consistente opera di rimboschimento delle aree montane più vicine alla frazione, che fu proseguita da altri anche negli anni Venti e Trenta.
Con il secondo conflitto mondiale Lignano divenne un luogo di scontri, soprattutto nella prima metà del luglio 1944. I tedeschi si appostarono sul monte nel tentativo di arginare l’avanzata degli alleati che ormai stavano liberando i vari comuni della Val di Chiana e puntavano dritti sulla città. La svolta ci fu dal 12 luglio, con i bombardamenti dall’alto. A questi si aggiunsero le fondamentali incursioni all’arma bianca di neozelandesi e indiani, che portarono le unità della Germania a perdere la montagna il 15 luglio. Ancora oggi, passeggiando verso la cima, si osservano alcune postazioni tedesche realizzate con le pietre del luogo.
Dopo dieci anni di lavori, il 10 maggio 1975 fu inaugurato il Parco Comunale di Lignano, raggiungibile a piedi e in bici grazie a una fitta rete di sentieri. Con l’auto si giunge al parco tramite la strada panoramica che partendo da Rigutino arriva ai parcheggi del Podere Rigutinelli. Lì il visitatore trova il punto di ristoro ricavato da una casa colonica, le aree attrezzate per pic-nic con tavoli, barbecue e area giochi, un percorso botanico e ampie recinzioni per conoscere in sicurezza la fauna europea.
La strada panoramica continua poi a salire raggiungendo una seconda area per i pranzi all’aria aperta, prossima al punto detto Le Cinque Vie, da dove si può valicare con l’auto verso Gragnone e la valle del Bagnoro. A destra la strada bianca conduce invece a Frugnolo, mentre a sinistra un tragitto di circa due chilometri lungo il crinale porta verso la cima di Lignano. Tutto il cammino da ora in avanti è scandito da una “Via Crucis che porta fino alla vetta, dove nel 1974 la parrocchia di Rigutino fece sistemare una croce di legno, sostituita nel 1990 da un’altra in ferro. Il bassorilievo in pietra di Lamberto Giusti con la “Madonna di Lignano” risale al 1986.
I versanti del Monte Lignano sono costellati da tante località del comune di Arezzo dalla lunga storia. Sulla Val di Chiana si affacciano ad esempio Pieve a Quarto, Sant’Andrea a Pigli, Policiano, Rigutino, Ottavo e Vitiano, mentre sulla valle del Bagnoro si sporgono San Marco Villalba, Santa Firmina, Monastero, Bagnoro e Gragnone. Nei pressi di quest’ultima si può osservare una delle gallerie dismesse che si trovavano lungo la scomparsa Ferrovia dell’Appennino Centrale, linea ferroviaria a scartamento ridotto che collegava Arezzo a Fossato di Vico, il cui tracciato inghiottito dalla natura è oggi frequentato dagli escursionisti.