Il rapporto tra Leonardo da Vinci e il territorio aretino è da anni oggetto di studi e approfondimenti. In alcuni dei più celebri capolavori del genio rinascimentale, come “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnellino”, “La Vergine delle rocce” e “La Madonna dei Fusi”, sono stati infatti riconosciuti i paesaggi del Valdarno Superiore con le tipiche Balze, risultato di fenomeni geologici che ancora oggi portano all’erosione costante dei sedimenti lacustri accumulati nel Pliocene da parte degli agenti atmosferici e del fitto reticolo di corsi d’acqua che dal Pratomagno scende verso il fiume Arno.
Nel 1992 le intuizioni di Carlo Starnazzi legarono ad Arezzo anche il quadro più famoso ed enigmatico di Leonardo: “La Gioconda”. La piccola tavola a olio custodita al Louvre di Parigi, che ritrae Monna Lisa Gherardini, moglie del nobile e mercante fiorentino Francesco del Giocondo, è ancora oggi al centro di tante domande a cui gli studiosi non sono riusciti a dare risposte definitive. Realizzata tra il 1503 e il 1506 e portata in Francia direttamente dal genio vinciano, quando si trasferì alla corte di Francesco I nel 1516, l’opera ha nel paesaggio alle spalle della figura femminile uno degli argomenti più dibattuti.
Grazie ai suoi studi, lo studioso riconobbe alle spalle della figura femminile il territorio dove l’Arno riceve le acque della Chiana, identificandolo quindi con Ponte Buriano. Bisogna infatti ricordare che nel periodo in cui fu realizzata l’opera, Leonardo aveva da poco concluso la sua attività di cartografo su incarico di Cesare Borgia – la “Mappa della Val di Chiana” custodita nel Royal Collection del Castello di Windsor, in Inghilterra, fu il risultato più noto – eseguendo studi e rilievi sul territorio compreso tra il Valdarno Superiore e la Val di Chiana tra l’estate 1502 e la primavera 1503. Il paesaggio aretino era dunque una memoria recente per l’artista.
La tesi venne quasi subito abbracciata da Carlo Pedretti, allora direttore dell’Hammer Center for Leonardo Studies di Los Angeles, e da altri celebri leonardisti di fama internazionale. Altri ancora invece si discostarono dalla proposta e videro nel paesaggio di Leonardo luoghi diversi del Valdarno o siti della penisola lontani dal fiume toscano come le Prealpi, le Paludi Pontine, la Val Trebbia e il Montefeltro.
Nel 2023 è tornata in auge, grazie allo scrittore Silvano Vinceti, l’idea che le arcate dietro alla “Gioconda” non siano quelle di Ponte Buriano ma di Ponte Romito, un attraversamento di origine etrusco-romana lungo l’Arno, nel tratto compreso nel territorio di Laterina. Del ponte oggi sopravvive solo una arcata, ma agli inizi del Cinquecento di archi ne aveva quattro ed era sfruttato da viaggiatori e commercianti per la sua posizione strategica, che permetteva di accorciare i tempi nei viaggi da Arezzo a Firenze. Sempre Vinceti ha riconosciuto nel paesaggio le particolari morfologie della zona, come le falesie nei due lati del ponte.
La diatriba forse non troverà mai una responso unanime e definitivo, ma l’idea che Leonardo abbia dipinto nella sua opera più conosciuta uno dei due ponti, situati a pochi chilometri l’uno dall’altro, crea infinite suggestioni per tutti coloro che visitano uno dei tratti dell’Arno più caratteristici.
I due paesaggi sullo sfondo della Gioconda
La Gioconda o Mona Lisa / Museo del Louvre, Parigi
La Madonna dei Fusi / Collezione privata, New York
Ponte Buriano sul fiume Arno ad Arezzo
Ponte Romito sul fiume Arno a Laterina
“Dal Valdarno di Sopra insino ad Arezzo si creava uno secondo lago il quale occupava tutta la detta valle di sopra per ispazio di 40 miglia di lunghezza… Questa valle riceve sopra il suo fondo tutta la terra portata dall’acque di quella intorbidata, la quale ancora si vede a piedi del Prato Magno restare altissima: e infra essa terra si vede le profonde segnature de’ fiumi che quivi son passati, li quali discendono dal gran monte di Prato Magno…”
Leonardo da Vinci / Codice Leicester
Le Balze nel Valdarno
Leonardo da Vinci / Mappa Val di Chiana, Biblioteca Reale di Windsor, Londra