Alpe di Poti

L’Alpe di Poti, il complesso montuoso che sovrasta Arezzo a est e fa da spartiacque tra i bacini idrografici di Tevere e Arno, è assieme a Lignano la montagna prediletta dagli aretini.

Il monte si trova al centro di una lunga catena che partendo dal passo dei Mandrioli, valico di crinale dell’Appennino tosco-romagnolo, arriva quasi senza soluzione di continuità a Ginezzo, nel territorio cortonese, ai confini con l’Umbria.

La strada più semplice per raggiungere la cima, a circa 974 metri s.l.m., è la via panoramica aperta negli anni Cinquanta del secolo scorso, che inizia poco dopo la deviazione sul tratto della Sr73 Senese Aretina in direzione della Valcerfone. Il percorso si raggiunge anche dai quartieri cittadini orientali, salendo verso il valico dello Scopetone.

Altre strade utilizzate per andare sul monte sono quella da San Polo, aperta negli anni Quaranta, che nel tratto finale è dedicata allo scomparso campione di ciclismo Marco Pantani, e quelle ormai più simili a tratturi, che passano per le località di Pomaio e Peneto, ricalcando antiche vie.

Il progetto di riforestazione della montagna partì negli anni Trenta del secolo scorso, ma è nel secondo dopoguerra che le operazioni di rimboschimento e la valorizzazione ambientale ebbero un aumento decisivo, facendo diventare Poti una delle località di vacanza predilette dagli aretini, che frequentavano l’altura per gite giornaliere o per soggiorni prolungati.

Fu in quel periodo che si sviluppò un complesso turistico, aperto nel 1954 su idea di Umberto Perrotta, che nella parte sommitale fece realizzare un centro di villeggiatura composto principalmente dal grande albergo pensione “Alpe di Poti” e varie villette prefabbricate. Il complesso è chiuso da anni, in attesa di una riqualificazione dell’area.

Poco sopra l’ex albergo, a breve distanza dalla cima del monte, sorge il Villaggio Sacro Cuore, inaugurato nel 1968 su progetto di Mario Mercantini per le colonie estive dei bambini. Il complesso ricettivo è ancora oggi in funzione, gestito dalla congregazione religiosa delle Piccole Ancelle del Sacro Cuore, che lo utilizza da oltre mezzo secolo come casa d’accoglienza per gruppi o singoli, religiosi o laici, che vogliono trascorrere giornate e periodi di riposo, preghiera e riflessione. La Chiesa del Sacro Cuore custodisce al suo interno importanti lavori di Quinto Martini, uno dei più importanti autori toscani del Novecento.  Sopra l’altare maggiore campeggia il suo “Crocifisso con la Madonna e San Giovanni dolenti” in cemento fuso, mentre nei lati si sviluppa la “Via Crucis” con le lastre in stucco delle quattordici stazioni.

L’Alpe di Poti durante tutto l’anno è meta di scampagnate, passeggiate, escursioni e itinerari in bici o moto, all’interno di un complesso forestale di 190 ettari, prevalentemente composto da conifere come abete nero, abete bianco, cipresso, cedro, pino marittimo e silvestre, ma non mancano il leccio, il frassino e la roverella.

Chi va alla scoperta dell’Alpe di Poti, soprattutto nel versante sud occidentale che guarda la città, trova suggestive località panoramiche come San Severo, con la chiesa omonima documentata dall’XI secolo lungo la strada panoramica. L’edificio venne ricostruito nel XII secolo nelle forme romaniche che possiamo ancora ammirare. La chiesa è un gioiello di semplicità, con la sua facciata in pietra provvista di portale architravato e monofora a doppio strombo. Di fronte all’edificio religioso un monumento ricorda la strage nazista di cui furono vittime gli abitanti della zona il 14 luglio 1944.

Anche la vicina Chiesa di San Lorenzo a Pomaio, raggiungibile salendo da via delle Conserve a est della città, è romanica e risale al XII secolo. Nella facciata in bozze squadrate di pietra e nell’abside semicircolare presenta le sue parti più interessanti. A Pomaio è attiva la Fraternita San Lorenzo, una comunità che dagli anni Settanta del secolo scorso si impegnò a recuperare il borgo ormai abbandonato e ancora oggi accoglie chiunque voglia trascorrervi qualche ora o qualche giorno, condividendo con i suoi membri la preghiera, il silenzio, l’amicizia, il lavoro e la bellezza incomparabile del luogo in ogni stagione.

Condividi