Episodio tra i più conosciuti della vita di San Francesco d’Assisi, la “Cacciata dei diavoli da Arezzo” si trova rappresentata in diverse epoche in varie parti d’Italia. Pareti di chiese, chiostri di conventi, musei e biblioteche riportano la vicenda narrata per la prima volta nella “Leggenda Maggiore” di Bonaventura da Bagnoregio, biografia del santo scritta tra il 1260 e il 1263, secondo la quale Arezzo fu liberata dai demoni che seminavano discordia, causando continue lotte intestine.
Solitamente nella scena si vede Frate Silvestro davanti alla città, che alza la mano per ordinare ai diavoli che svolazzato nel cielo aretino di andarsene e dietro di lui San Francesco in preghiera.
I dipinti più celebri sono quelli presenti in territorio umbro, ad Assisi e Montefalco.
Nella Basilica superiore di San Francesco di Assisi, tra il 1296 e il 1300, il grande Giotto eseguì la “Cacciata dei diavoli da Arezzo” come decima delle ventotto scene del ciclo di affreschi dedicati alle storie del santo. A sinistra di San Francesco e Frate Silvestro è rappresentata la cattedrale in stile gotico, mentre a destra è raffigurata la città turrita.
Nel coro della Basilica di San Francesco a Montefalco il pittore fiorentino Benozzo Gozzoli realizzò nel 1452 un ciclo di affreschi con le storie di San Francesco, in cui è presente un’altra splendida “Cacciata dei diavoli da Arezzo”. Come per l’opera assisiate, la città ricca di torri e protetta da possenti mura è una rappresentazione idealizzata del capoluogo toscano.
Fedeli alla realtà sono invece le rappresentazioni che si possono ancora trovare ad Arezzo dell’episodio francescano. Una si trova nella cappella esterna di Villa degli Orti Redi, oggi Monastero di Santa Teresa Margherita di proprietà delle carmelitane scalze, lungo l’odierna via Redi. L’oratorio fu fatto costruire da Jacopo Fossombroni nel 1602 e venne affrescato da Teofilo Torri e Valerio Bonci con alcune storie francescane.
Nella volta è presente l’episodio della “Cacciata dei diavoli da Arezzo”, che mostra una delle più famose vedute della città a inizio Seicento, in cui si notano ancora i ruderi del duecentesco Palazzo del Popolo, smantellato nel 1539 per liberare il campo visivo della Fortezza Medicea in costruzione.
Nel Museo della Fraternita dei Laici di Piazza Grande si trova un’altra “Cacciata dei diavoli da Arezzo”, proveniente dall’oratorio dell’antico Lebbrosario di San Lazzaro lungo via Romana. La tela fu realizzata nel 1636 da Bernardino Santini. Anche in questo caso si vede alle spalle di San Francesco e Frate Silvestro lo skyline della città con i resti del Palazzo del Popolo.
Una terza rappresentazione, ormai quasi illeggibile, è presente – o sarebbe meglio dire era presente – nella parete sinistra della Chiesa di Sant’Antonio Abate in via Vittorio Veneto, edificio dell’XI secolo ma rinnovato tra il 1778 e il 1779. A questo periodo risale la “Cacciata dei diavoli da Arezzo” dipinta da Liborio Ermini. La scena è descritta anche da una lunga iscrizione incisa sulla pietra.
La Cacciata dei Diavoli da Arezzo, Giotto, Basilica Superiore ad Assisi (1296-1300)
La Cacciata dei Diavoli da Arezzo, Benozzo Gozzoli, Basilica di San Francesco a Montefalco (1452)
Villa degli Orti Redi realizzata dai Fossombroni alla fine del Cinquecento, Arezzo
La Cacciata dei Diavoli da Arezzo, Teofilo Torri, Arezzo (1602)