Collocato alle pendici meridionali del Pratomagno, il comune di Talla può essere raggiunto sia dalla strada Umbro Casentinese, sia dalla via Setteponti attraverso il Passo della Crocina. L’area è collinare e montuosa, in gran parte coperta da boschi che ne fanno uno dei cuori verdi del territorio aretino.
Snodo essenziale per mettere in connessione Valdarno e Casentino, Talla fu frequentata in epoca etrusca e romana. Secondo una tradizione qui nacque nel 996 Guido d’Arezzo, monaco benedettino considerato il più importante teorico musicale del medioevo. Nella zona della Castellaccia un’abitazione viene indicata come la sua casa natale ed è stata trasformata in Museo della Musica.
Nel medioevo gli Ubertini avevano a Talla un piccolo fortilizio e governarono fino alla sottomissione di Arezzo a Firenze del 1384.
Il capoluogo è ricco di angoli pittoreschi. In Piazza Nencetti si trova la Chiesa di San Niccolò, realizzata nel 1644 per volere della famiglia Ducci e della Compagnia del Ss. Sacramento.
Le frazioni del territorio sono antichissime. A Capraia, delizioso borgo montano, si trovava un castello arroccato che nel 1502 fu distrutto dalle masnade del capitano di ventura Vitellozzo Vitelli. La Chiesa di Santa Maria custodisce una “Madonna con il Bambino” in terracotta policroma di fine Quattrocento.
A Pontenano sono state ritrovate tombe ipogee del IV secolo a.C. Il luogo divenne importante nell’alto medioevo durante le lotte tra longobardi e bizantini, a causa della sua posizione strategica. Nell’XI sorse un castello controllato dai vescovi conti di Arezzo. Passato sotto Firenze nella seconda metà del Trecento, nel 1426 venne smantellato. La Chiesa dei SS. Margherita e Biagio è documentata dal XIV secolo, come quella della vicina frazione di Pieve a Pontenano, dove si trova la Pieve di San Paolo.
Partendo da Pontenano si raggiungono i resti dell’Abbazia di Santa Trinita in Alpe a 950 metri di altezza. Fu il primo monastero benedettino del Casentino, fondato in età ottoniana fra il 950 e il 961, secondo la tradizione dagli eremiti tedeschi Pietro ed Eriprando.
Tra l’XI e il XII secolo l’abbazia raggiunse il massimo splendore, quindi iniziò una lenta decadenza. A nulla servì, nel 1425, il suo affidamento ai monaci vallombrosiani. Alla fine del Seicento il complesso monastico era già in rovina e oggi è un affascinante rudere immerso nel bosco. Si ammirano ancora la grande abside semicircolare e la transenna in pietra arenaria che divideva la chiesa a metà navata.