Il massiccio del Pratomagno

Il massiccio montuoso del Pratomagno è la dorsale a ridosso degli Appennini che a nord ovest di Arezzo divide geograficamente il Casentino dal Valdarno Superiore, le prime terre dove scorre il fiume Arno.

La vetta più alta del massiccio, detta Croce di Pratomagno, si trova a 1.592 metri s.l.m. e prende il nome da una grande croce modulare voluta dal padre francescano Luigi da Pietrasanta nel 1926 e inaugurata il 2 settembre 1928. Altre cime note sono Poggio Masserecci a 1.548 metri s.l.m., Poggio Uomo di Sasso a 1.537 metri s.l.m. e il Monte Secchieta a 1.449 metri s.l.m.

Il Pratomagno interessa vari comuni aretini e fiorentini. In provincia di Arezzo ne fanno parte i territori di Poppi, Montemignaio, Castel San Niccolò, Ortignano Raggiolo, Castel Focognano, Talla, Loro Ciuffenna, Castelfranco Piandiscò, in area fiorentina quelli di Reggello, Pelago, Rufina e Londa.

La montagna prende il nome dal grande prato che corre sul crinale, raggiungibile da vari direzioni, dalla cui cima si gode di un panorama straordinario su un buona parte della Toscana. Per raggiungerla le vie migliori passano da Quota e Cetica in Casentino, dai centri montani di Loro Ciuffenna come Trappola, Chiassaia e Anciolina nel Valdarno aretino, e da Vallombrosa sul versante fiorentino.

Per chi sale a piedi, le pendici casentinesi sono più dolci, quelle valdarnesi più ripide e rocciose. Su tutto il territorio scorgano sorgenti che danno vita a ruscelli che nella bella stagione attraversano boschi lussureggianti e prati dove nascono tante varietà di fiori.

Il clima sul massiccio è costituito da inverni rigidi con abbondanti precipitazioni nevose ed estati fresche. La montagna è ricca di biodiversità. Tutta la dorsale è protetta da apposite direttive europee per l’alto valore. Nella sua parte fiorentina comprende la Riserva Naturale Statale Biogenetica di Vallombrosa con gli alberi più alti d’Italia e il Bosco di Sant’Antonio, un’area integra che custodisce il “Faggione” di Prato a Marcaccio, un faggio gigantesco.

Percorso e fotografato in ogni stagione da escursionisti, cicloamatori e appassionati di trekking, il Pratomagno annovera, soprattutto nelle sue pendici, deliziosi borghi ricchi di storia, arte e tradizioni. Nel medioevo vi sorsero due complessi monastici di grande importanza. La Badia Santa Trinita in Alpe nel territorio di Talla, a 950 metri s.l.m. sulle pendici meridionali, fu il primo monastero benedettino del Casentino, fondato fra il 950 e il 961 dagli eremiti tedeschi Pietro ed Eriprando. Tra l’XI e il XII secolo l’abbazia raggiunse il massimo splendore, quindi iniziò una lenta decadenza e oggi è ridotta ad affascinante rudere.

Tra il 1036 e il 1050 sorse invece l’Abbazia di Vallombrosa nel territorio comunale di Reggello, a circa 1.000 metri s.l.m. sulle pendici settentrionali. Il monastero benedettino venne fondato da San Giovanni Gualberto, che dette vita anche alla Congregazione vallombrosiana. Tra il XIII e il XVII l’abbazia fu ampliata e trasformata a più riprese, assumendo l’aspetto odierno.

Croce del Pratomagno

Pieve di San Pietro a Gropina e sullo sfondo il Pratomagno

Lungo la Via dei Setteponti

Massiccio del Pratomagno

Croce del Pratomagno

Anciolina sullo sfondo il Valdarno

Rocca Ricciarda sul versante del Valdarno

Badia Santa Trinita in Alpe nel territorio di Talla in Casentino

Ortignano Raggiolo sul versante del Casentino

Il grande prato in cima al massiccio

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