Abbarbicato su uno scoglio a controllo della sponda destra dell’Arno, a breve distanza da Pratovecchio, il Castello di Romena è uno dei luoghi perfetti per rivivere la magia del medioevo nel Casentino.
Nel 1008 la località di Romena e il suo primo fortilizio erano sotto il controllo di Guido di Alberto, appartenente alla nobile stirpe dei Marchesi di Spoleto. Nel corso dell’XI la proprietà passò a Conti Alberti, che si facevano chiamare anche Conti di Romena. A quei tempi il castello era più piccolo dell’attuale, caratterizzato da un mastio protetto da un circuito murario nella parte sommitale del colle.
La Contessa Ermellina Alberti, a cavallo tra XI e XII secolo, portò in dote il luogo e altri possedimenti casentinesi nel matrimonio con il Conte Guido IV. Da allora Romena divenne uno dei simboli per eccellenza del dominio dei Conti Guidi nella vallata casentinese, i quali promossero quell’incastellamento che caratterizza ancora oggi il territorio dell’alto corso dell’Arno. Dal Castello di Romena e altri fortilizi la nobile famiglia poteva controllare la viabilità da Arezzo verso la Toscana settentrionale e la Romagna.
Nel corso del XII le torri del maniero furono trasformate e potenziate. Nacque anche la grande Piazza d’Armi con la sua nuova cinta, separata dall’area sommitale del Cassero.
Nel 1213 i Conti Guidi dettero vita a quattro rami comitali. Aghinolfo, forte sostenitore del ghibellinismo, inaugurò quello di Romena, che divenne il centro di riferimento di una vasta contea su cui i Guidi esercitavano il loro potere giuridico e politico. Delle tensioni e faide con gli altri rami familiari approfittò a più riprese Firenze, per estendere gradualmente la sua presenza anche nella vallata casentinese.
Il XIII secolo è comunque un periodo di grande sviluppo per il castello, con il rialzamento della Torre del Mastio e della Torre della Postierla, la costruzione del Palazzo Comitale e della Torre delle Prigioni, il rialzamento della cinta interno del Cassero e la realizzazione di una terza cerchia con undici torri perimetrali quadrangolari e quattro porte di accesso, di cui rimangono ben conservate Porta Bacia e Porta Gioiosa. All’interno delle nuove mura si sviluppò un borgo.
All’inizio del XIV secolo i Conti Guidi di Romena ospitarono nel loro maniero Dante Alighieri, esiliato da Firenze. Tra il 1357 e il 1359 gli ultimi rappresentanti del ramo, Piero e Uberto, cedettero in accomandigia i diritti alla Repubblica Fiorentina, che vi insediò un ufficialato.
Persa la sua importanza militare, già dal Cinquecento il fortilizio andò incontro a un progressivo degrado, causato anche dal terremoto del 1579. Le mura divennero una cava di materiale per le abitazioni della zona e i terrazzamenti dei campi coltivati. Tra XVIII e XIX secolo l’area del Cassero fu adibita a uso agricolo, il fossato riempito e le strutture riadattate.
Nel 1768 i Conti Goretti de’ Flamini acquistarono all’asta alcuni edifici nelle immediate pertinenze del castello e nel 1786 acquisirono anche i ruderi della fortificazione. Grazie al Conte Ottaviano, nella prima metà del secolo scorso iniziò il recupero di gran parte di ciò che si era salvato del castello. Da ricordare che nel 1902 il poeta Gabriele D’Annunzio allestì una tenda nella Piazza d’Armi e trovò l’ispirazione per la composizione della raccolta “Alcyone”.
Dalla riapertura al pubblico del 2007, il Castello di Romena è tra i luoghi più visitati del Casentino. All’interno della Casa del Podestà il turista può osservare anche una ricostruzione in scala del castello come appariva nel Duecento, per comprendere meglio la sua imponenza.
Poco più a valle la Fonte Branda ricorda il falsario Mastro Adamo da Brescia, che nel 1281 pagò con la vita l’aver falsato per conto dei Conti Guidi i fiorini della Repubblica Fiorentina. Dante Alighieri lo inserì nel XXX canto dell’Inferno. Scendendo ancora si arriva alle pendici del colle fortificato, dove ci attende la Pieve di San Pietro a Romena, capolavoro assoluto del romanico del Casentino.