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  7. Annunciazione di Beato Angelico

Le due annunciazioni di Beato Angelico

Cortona e San Giovanni Valdarno sono legate da un pittore e frate domenicano, ricordato come uno dei più grandi artisti del primo Rinascimento: Guido di Piero, poi Fra’ Giovanni da Fiesole, ma da tutti conosciuto come Beato Angelico.

Nativo di Vicchio nel Mugello, il pittore fu una figura di importanza capitale nello sviluppo dell’arte del XV secolo, perché ai valori medievali ispirati dalla religione, ancora portati avanti dalla pittura tardogotica, unì l’umanesimo e i principi rinascimentali che trattavano in un modo nuovo la costruzione prospettica e la luce. Proprio quest’ultima è uno degli elementi che più connotano il linguaggio di Beato Angelico. Una luce che esalta quel mondo che l’artista toscano descrive con piglio naturalistico, ma che ritiene creato da Dio.

Come è stato sottolineato, l’arte del frate pittore è fatta per pensare e non solo per contemplare, per questo motivo Beato Angelico è ricordato a pieno titolo come uno dei padri del Rinascimento. Morì nel 1455 e nel 1982 fu beatificato da Giovanni Paolo II.

Le sue principali imprese pittoriche si ammirano a Firenze, Orvieto e Roma, ma nel territorio aretino sono custodite due meraviglie che hanno come tema la “Annunciazione”, che assieme  a una terza tavola conservata al Prado di Madrid, proveniente dal Convento di San Domenico a Fiesole, vengono indicate dalla critica come soluzioni diverse ma affini per sviluppare una tematica molto cara al pittore.

La “Annunciazione” di Cortona si trova nel Museo Diocesano della città della Val di Chiana. La tempera su tavola fu realizzata tra il 1430 e il 1436 per la Chiesa di San Domenico, commissionata dal mercante di tessuti Giovanni di Cola di Cecco, detentore del giuspatronato della Cappella dell’Annunziata.

La “Annunciazione” di San Giovanni Valdarno è custodita invece nel Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie. Proviene dal Convento di Francesco a Montecarlo e fu eseguita tra il 1432 e il 1435, forse per un altro luogo. Nel 1944 rischiò di venire trafugata dai nazisti su commissione del gerarca Hermann Göring, che la voleva per la propria collezione personale, ma venne opportunamente nascosta il giorno prima dell’arrivo dei tedeschi grazie alla soffiata dello storico dell’arte e agente segreto Rodolfo Siviero.

In entrambe l’annuncio del concepimento verginale si svolge in un portico con ampie arcate che richiamano le architetture brunelleschiane. La Madonna sta leggendo un libro ed è consapevole di ciò che l’attende, ma accetta la decisione divina sottomettendosi con un cenno di inchino e con le braccia incrociate al petto.

Oltre il loggiato si apre un rigoglioso giardino, l’hortus conclusus che simboleggia la verginità di Maria. Le piante sono disegnate con varietà cromatica, precisione calligrafica e uno spiccato gusto per il decorativismo, tipici del gotico internazionale. L’ambientazione coerentemente prospettica è tuttavia ormai pienamente rinascimentale.

In alto, a sinistra, Beato Angelico rappresenta la cacciata dal Paradiso terrestre di Adamo ed Eva, evento che sancisce la rottura dell’alleanza tra l’essere umano e Dio dopo il peccato originale, che grazie al figlio concepito da Maria andrà a rinsaldarsi.

Da anni si dibatte su quale sia stata la prima eseguita dal maestro toscano, l’impianto è infatti simile. Le figure della Madonna e di Gabriele Arcangelo hanno posizioni e vesti somiglianti. In entrambe si nota un tondo negli archi con il profeta Isaia, colui che aveva già profetizzato l’arrivo del Messia.

Nella tavola cortonese la scena è però tripartita, mentre in quella sangiovannese è bipartita. Le figure allungate dell’arcangelo e della Vergine hanno volumi più solidi nell’opera valdarnese e più esili in quella chianina. In generale all’opera di Cortona viene riconosciuto un migliore equilibrio e una più alta forza mistica. A quella di San Giovanni Valdarno una maggiore sensibilità cromatica – basti guardare il pavimento marmoreo dalla modernità inverosimile – e uno studio della luce più approfondito.

Annunciazione (1430 – 1436), Museo diocesano, Cortona

Annunciazione (1432 – 1435), Museo della Basilica di Santa Maria delle Grazie, San Giovanni Valdarno

Annunciazione (1435), proveniente dal Convento di San Domenico a Fiesole, Museo del Prado, Madrid

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