I monasteri francescani in Arezzo

di Lorenza Cerbini

L’eremo di Montecasale

“Un tempo si allevavano conigli e maialini. Oggi siamo solo in tre frati e abbiamo sette gallinelle per le uova fresche. Le cura padre Giovanni. Nonostante i suoi 92 anni, è ancora una roccia”. Padre Antonio è l’ultimo arrivato nell’eremo di Montecasale, ex forte ed ex lebbrosario dove alloggiò san Francesco nei sui viaggi tra Toscana e Umbria. Il piccolissimo giaciglio in pietra dove il Santo dormiva è ancora oggi visibile alla sommità di una scaletta.  I fedeli vi depositano libriccini di preghiere, disegni e fotografie dei propri cari.  L’eremo si raggiunge lasciandosi alle spalle Sansepolcro. Si sale su per la montagna per alcuni chilometri attraverso una comoda strada interamente asfaltata. I pellegrini o i camminatori tuttavia, non arrivano da lì, ma dal sentiero del cammino francescano così ben documentato da Angela Serracchioli nella guida “Di qui passò Francesco” (Editore Terre di mezzo), bestselling tutto italiano, tradotto in inglese, tedesco, portoghese e ungherese. L’eremo di Montecasale si trova in una posizione di eccellenza, quasi a metà strada tra il santuario de La Verna e Assisi. “Fino a un anno fa, accoglievamo tedeschi, olandesi e belgi. Gli italiani erano pochi. Il Covid ha cambiato le abitudini”, dice padre Antonio. Una statua raffigurante san Francesco seduto, è posta sul muretto della terrazza da cui si ammira il panorama, fatto di boschi e quella pianura che si allunga fino ad Anghiari nella cui piana, nel 1440 si svolse la famosa battaglia con la vittoria dei fiorentini sulle truppe milanesi. “Un giorno un pellegrino belga mi raccontò che veniva ogni anno in Italia per godere di questo spettacolo impossibile da vedere nel suo Paese”. I viandanti hanno la possibilità di fermarsi per la notte. “Mettiamo a disposizione un salone dove si può stendere il sacco a pelo. I servizi igienici sono di fronte. Non offriamo la cucina, quindi per la cena devono organizzarsi”. Il salone vale la sosta. Dalla parete principale si stacca uno sperone di roccia sormontato da affreschi. L’impatto emotivo è forte e quegli episodi di vita raccontati a pennellate tracciano i momenti più importanti della vita di Francesco che a La Verna ricevette le stimmate nel 1224 e due anni dopo, malato, morì ad Assisi.

Cucina dell'Eremo di Montecasale
I viandanti hanno la possibilità di fermarsi per la notte.

Le Celle di Cortona e il Santuario de La Verna

Pochi mesi prima, tornando da Siena, si era fermato a pregare a Le Celle, un eremo che si trova a due chilometri da Cortona (Arezzo) ed è oggi un centro internazionale per la preghiera. Lì padre Antonio ha scoperto la sua vocazione. “Per undici anni ho fatto il bancario, ma sentivo che quella non era la vita per me. Ero triste e scontento. Poi, mi sono concesso del tempo. E proprio in un ritiro a Le Celle ho deciso che era il momento di prendere l’aspettativa dal lavoro. Ricordo mia madre domandarmi: “Sei certo di voler lasciare quel posto così sicuro? Dopo 8 anni di studi ho preso i voti”. 

Le celle di Cortona
Le Celle è il luogo adatto ad una sosta spirituale per ricaricarsi

Ritrovare se stessi e la propria strada, affidandosi anche alla preghiera, è quanto cercano molti pellegrini. “A Le Celle diamo alloggio a scout e gruppi ecclesiastici, a volte anche a famiglie, ma sempre in un percorso di fede”, spiega padre Luigi, il guardiano dell’eremo in cui oggi si trovano “cinque sacerdoti, e alcuni ospiti per sette nazionalità diverse tra cui Nigeria, Malta, Slovacchia e Slovenia”. Una sfida parte del progetto “San Lorenzo da Brindisi” che permette ai “cappuccini nel mondo di vivere nel sito cortonese anche per un anno intero per un’esperienza di preghiera, silenzio, lavoro e condivisione”. L’eremo come lo vediamo oggi è il frutto di ampliamenti avvenuti nei secoli, la struttura è stata più volte abbandonata e poi recuperata. Le Celle è il luogo adatto ad una sosta spirituale, per ricaricarsi, un’esperienza che nel breve periodo possono vivere anche i laici alloggiati in apposite “casette”. “Devono autogestirsi, condividono con noi la preghiera”. E i pellegrini occasionali? “Capitano, facciamo loro da guida. Tuttavia è bene essere informati in anticipo del loro arrivo”. 

Solo il Santuario de La Verna è attrezzato per fedeli e turisti, dotato di una apposita foresteria dotata di 60 stanze con bagno (può ospitare fino a 100 persone) dove è possibile trascorrere anche più giorni (la foresteria è già attiva per l’estate 2021). 

Luoghi magici immersi nei boschi

Le tre strutture francescane hanno molto in comune. Sono circondate da boschi e fonti d’acqua e situate in un’altura tale da godere dei magnifici paesaggi del creato. L’impronta di san Francesco è ancora oggi evidente: luoghi lontani dalla società per dedicarsi a una vita parca. Natura, fruscii, silenzi e meditazione. Sia a La Verna sia a Montecasale c’è un sasso spicco dove il Santo pregava. Quello di Montecasale (molto meno famoso dell’altro) si raggiunge attraverso un sentiero ripido e dalla sua sommità si stacca una cascata con un tuffo verso valle di 70 metri. “Non sono molte le persone che scendono fino quaggiù”, dice padre Antonio. Tuttavia, i viandanti hanno la possibilità di visitare le cellette dove hanno dormito due pellegrini illustrissimi: San Bonaventura da Bagnoregio (fu eletto generale dell’Ordine nel 1257) e Sant’Antonio da Padova. Quest’ultimo proveniva da La Verna e si fermò prima nell’eremo di Cerbaiolo (vicino al passo di Viamaggio) e poi a Montecasale. Questi due ultimi èremi distano tra loro sette ore di cammino e il tracciato è di media difficoltà. “Ben più impegnativo il tratto da Cerbaiolo a La Verna per i continui su e giù in quota”. 

Il Santuario de La Verna si trova a 1128 metri di altitudine ed è protetto dal monte Penna (1283 metri). L’inverno è rigido, con abbondanti nevicate (come quest’anno), ma nelle giornate terse si possono vedere le Alpi Apuane, San Marino e l’Adriatico, l’Alpe della Luna, il Sasso di Simone e pure Assisi. Si è insomma in un crocevia speciale tra Toscana, Emilia Romagna e Marche. Oggi vi vivono trentatré frati e la vita religiosa si incrocia con quella culturale. Il Santuario ospita il maggior ciclo al mondo di terrecotte robbiane, ragione di visita da parte di storici e critici dell’arte. Nelle sale pubbliche vi si tengono convegni e seminari e grazie ad internet la ricca biblioteca è a disposizione degli studiosi. “Ci sono voluti anni per pubblicare online il nostro patrimonio di manoscritti e antichi libri a stampa”, riferisce il padre guardiano Francesco. La biblioteca si affaccia sul chiostro progettato dal Vasari. Come nel film “In nome della Rosa”, tratto dal romanzo di Umberto Eco, è situata all’ultimo piano “per difendere gli oltre cinquemila libri dai loro due peggior nemici: i topi e l’umidità”. In origine, pare fosse l’appartamento usato da “Cosimo I e sua moglie Eleonora da Toledo, arrivati fino a La Verna per chiedere la grazia di un figlio maschio che nacque l’anno successivo e per gratitudine fu chiamato Francesco”. Tanti i libri importanti, tra cui l’opera completa del naturalista Ulisse Aldrovandi e una Bibbia del 1500 edita in Olanda con testi paralleli in ebraico, greco, latino e aramaico. Il Santuario custodisce anche un archivio con una sezione diplomatica, “170 pergamene datate dal 1200 al 1700, presenti anche molte bolle papali”. 

Come ai tempi di san Francesco, viaggiare a piedi di eremo in eremo è dunque ancora oggi possibile, per un’esperienza tutta da custodire.

Biblioteca del Santuario de La Verna
La biblioteca si affaccia sul chiostro progettato dal Vasari

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