Se avete deciso di sfidare previsioni meteo nefaste e arrivati ad Arezzo, magari proprio appena scesi dal treno, il buon vecchio Zeus decide di scagliarvi contro fulmini e saette, niente paura, la vostra visita sarà a prova di pioggia. Aprite gli ombrelli e preparatevi ad un viaggio nel tempo e nella bellezza senza pari.
In sintesi potremmo dirvi che non c’è niente che non si possa vedere o godere di Arezzo sotto la pioggia. In pratica cercheremo di farvi stare all’asciutto, per quanto possibile, senza rinunciare all’arte, alla buona cucina e all’avventura.
Prima tappa: il Museo Archeologico Nazionale
Mettiamo che siate appena arrivati ad Arezzo e vi abbia investito una bomba d’acqua. Il primo straordinario riparo verso cui correre è il Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate. Sorge proprio accanto all’Anfiteatro romano – che potrete ammirare solo dal museo, perché ahinoi diluvia.
Il museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate custodisce le tracce della Arezzo etrusca e romana. Uno spettacolo per gli amanti dell’archeologia e per chi è in viaggio con i bambini. Adesso però è il momento di farci coraggio e tornare sotto il temporale, direzione Piazza San Francesco.
Il centro storico e gli affreschi di Piero della Francesca
Incamminiamoci al cuore del centro storico di Arezzo, verso la Basilica San Francesco e il ciclo di affreschi de La leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca. Un capolavoro della prospettiva e dell’arte rinascimentale.
Spoiler: tra queste stupende pitture trovate lo skyline di Arezzo del Quattrocento, usato da Piero della Francesca per rappresentare Gerusalemme – doveva piacergli parecchio Arezzo per paragonarla alla città santa – e Il Sogno di Costantino, il primo notturno di tutta la storia dell’arte. Voto 10 (noi siamo di parte, si sa. Sta a voi vedere per credere).
Dopo tutta questa bellezza che scalda il cuore è arrivato il momento di prendersi una pausa per riscaldarsi i piedi e scrollarsi di dosso la pioggia. Non c’è bisogno di andare lontano: Piazza San Francesco, via Cesalpino, via Cavour e il Corso Italia sono pieni di caffè, pasticcerie e botteghe di una volta. Un’ottima scusa per una pausa dolce o salata capace di far spuntare il sorriso a tutti.
A passeggio tra il sacro e il profano
Carichi di energia siamo pronti per una breve salita su per il Corso Italia. Sali sali arriviamo alla Pieve di Santa Maria Assunta di Arezzo, imponente e bellissima col suo inconfondibile stile romanico. Tutti col naso all’insù per abbracciare con lo sguardo il campanile delle “cento buche”.
È il momento di posare gli ombrelli ed entrare nel silenzio magnifico di questo luogo sacro. Varcata la soglia cammineremo nell’anno Mille, fino a raggiungere un capolavoro della pittura del Trecento, il Polittico con la Vergine col Bambino e i Santi Giovanni Evangelista, Donato, Giovanni Battista e Matteo di Pietro Lorenzetti. Un’esperienza mistica per tutti.
Usciti dalla Pieve entriamo nella Casa Museo Ivan Bruschi senza nemmeno aprire gli ombrelli. Sono solo pochi passi, basta attraversare il Corso Italia per accedere allo scrigno di tesori del fondatore della Fiera Antiquaria di Arezzo, Ivan Bruschi.
Questo museo custodisce opere d’arte di ogni epoca, dagli etruschi fino al Novecento. Oggetti sacri, sculture, dipinti, armature, arazzi, monete, strumenti musicali, mobili, gioielli e libri antichi provenienti dai quattro angoli della terra.
È come il vecchio baule magico che abbiamo sempre sognato di trovare in soffitta. Dentro, una mappa del tesoro, per partire all’avventura di mondi ed epoche sconosciute. Potrete essere grandi quanto volete, non c’è età che ci faccia resistere a questa meraviglia.

Piazza Grande, la regina di Arezzo
È il momento di riemergere da questo sogno di fantasia per rituffarsi in Corso Italia, non troppo metaforicamente purtroppo, e come salmoni curiosi continuare a salire, sotto la pioggia, alla volta della piazza più bella di Arezzo, Piazza Grande.
Sì, vi mandiamo proprio in piazza sotto il diluvio perché a proteggervi ci pensano le Logge del Vasari, il meraviglioso sipario rinascimentale costruito dal genio aretino per incorniciare l’animo medievale di questa piazza.
Dopo tanta bellezza ci è venuta fame. Anche a voi? Allora sediamoci a tavola, con calma, tanto fuori piove, e assaporiamo tutte le ricette aretine nei ristoranti e trattorie di Piazza Grande e dei vicoli vicini.
La pasta fatta in casa al sugo di cinghiale, la tartare e la bistecca di Chianina, il crostino nero di fegatini, il coniglio ripieno all’aretina, funghi e tartufi in tutte le salse. E quando è stagione anche i Marroni di Caprese Michelangelo, le castagne DOP più grandi e dolci d’Italia. Sì, avete intuito bene, qui anche la cucina è un’opera d’arte. Dopo un dolce di pasticceria, i cantucci col vin Santo e un buon caffè è arrivato il momento di ripartire.

Il Duomo di Arezzo sotto la pioggia
Ci affacciamo ancora in Corso Italia per salire diretti al Duomo di Arezzo. Dopo una scalinata bianca potremo rifugiarci nella Cattedrale dei Santi Pietro e Donato. È vero, non ci sarà il sole ad attraversare le splendide vetrate del Marcillat e inondare le navate di colori, ma la bellezza di questo luogo vi guiderà in un viaggio lungo settecento anni.
Per i naviganti più scrupolosi ecco qualche coordinata per orientarsi in tanta arte. Nella navata sinistra l’affresco della Maddalena di Piero della Francesca e le reliquie di Papa Beato Gregorio X, sull’altare maggiore l’imponente Arca di San Donato in marmo, capolavoro del Trecento alla quale fanno da pendant bellissimi affreschi e cappelle lungo la navata destra. Il coro ligneo e il dipinto raffigurante il Battesimo di Cristo sono invece opere del Cinquecento di Giorgio Vasari.
Nel Duomo dovete fermarvi nella cappella della più venerata e amata di Arezzo, la Madonna del Conforto, che salvò la città dal terremoto alla fine del Settecento. Non per le spettacolari pale di terracotta invetriata di Andrea Della Robbia e le monumentali opere neoclassiche di Pietro Benvenuti, Luigi Sabatelli e Luigi Ademollo, ma per l’amore immenso che si respira in questo luogo, capace di toccare l’animo di ognuno di noi.
Pronti a correr giostra?
Dopo questo momento così intimo è ora di darci una mossa e un brivido di adrenalina. Vi portiamo alla scoperta dell’animo feroce e battagliero di Arezzo, la Giostra del Saracino. È la festa popolare che anima la città a giungo e a settembre e la riporta in pieno Medioevo. Dame, cavalieri, tamburi e sbandieratori, in questo torneo cavalleresco e rievocazione storica che infiamma la città.
Per vivere la Giostra tutto l’anno, soprattutto quando piove, nel Palazzo del Comune c’è il Museo della Giostra del Saracino. Nel percorso interattivo e immersivo de “I Colori della Giostra” ci ritroviamo a cavallo a brandire la lancia contro il Buratto Re delle Indie. In una sfida all’ultimo punto per vincere il premio più ambito di Arezzo: la Lancia d’Oro.

Da Cimabue a Vasari
Ci incamminiamo di nuovo sotto l’acqua, per passare dalle suggestioni della Giostra all’oro splendente del Crocifisso ligneo del Cimabue, il più bello e commovente della storia dell’arte medievale.
Camminiamo poco sotto la pioggia, promesso, giusto il tempo di passare dalla Piazza del Comune a Piazza San Domenico ed entrare nella Basilica di San Domenico. Il Cristo morente ci accoglierà e la sua divina umanità sarà una sorpresa commovente. Niente lacrime però, quelle che cadono dal cielo già ci bastano.
Di cose da fare ad Arezzo sotto la pioggia ce ne sarebbero ancora tante, come fermarsi nelle botteghe artigiane di ceramica, legno e cuoio o degustare una selezione di Chianti delle nostre terre nelle enoteche del centro. Noi però vogliamo mandarvi a casa dell’uomo che più di ogni altro ha modellato il volto di Arezzo, Giorgio Vasari.
Scendendo da Piazza san Domenico, in pochi passi arriviamo al Museo di Casa Vasari. È la casa aretina disegnata e realizzata personalmente dal Vasari, il suo rifugio dagli intrighi delle corti di Roma e Firenze. Il suo posto felice, costruito e affrescato da lui personalmente in ogni angolo di casa. Sala dopo sala, le immagini dei miti e delle allegorie dai soffitti e dalle pareti ci parlano di lui, della sua arte, del Vasari intimo e privato. Ecco, siamo arrivati alla fine della nostra Arezzo sotto la pioggia. Un manuale di sopravvivenza al nubifragio improvviso o annunciato, condito con arte, storia e ghiottonerie della cucina delle nostre nonne. E l’unica cosa davvero importante per noi è che Arezzo sia stata per voi, come per il buon vecchio Vasari, un posto felice.
