Castiglion Fibocchi, il borgo medievale di Bocco

Lungo la Strada dei Setteponti del Valdarno, alle pendici del Pratomagno, appena superato Ponte Buriano, il Ponte della Gioconda di Leonardo da Vinci, troviamo Castiglion FibocchiLa sua storia è tutta nel suo nome. Questo castello aretino, costruito dai Conti Guidi, passò in mano ai figli di Ottaviano Pazzi detto Bocco. Da qui il nome di Castrum Filiis Bocchi diventato oggi Castiglion Fibocchi. Tutto in questo borgo antico è legato al nome di Bocco, chiese, porte antiche ed eventi, così come il Carnevale dei Figli di Bocco, il carnevale barocco alla veneziana che a febbraio immerge nella magia questo borgo medievale.

Un viaggio tra passato e presente 

Arrivati a Castiglion Fibocchi da Arezzo  dal Valdarno ci troviamo davanti la Porta Fredda, da cui si accede al centro storico. Fin dal XII secolo segna l’ingresso nel castello. Varcata questa soglia ci aspettano tante meraviglie architettoniche da scoprire. Il Palazzo Comunale era la casa dei signori del tempo. Tutto in pietra martellata si estende per ben tre piani, ed è reso unico dall’altissima torre dell’orologio e da una merlatura guelfa. Un gioiello tutto medievale.  La chiesa dei Santi Pietro e Ilario è situata nel cuore di Castiglion Fibocchi e nacque come cappella dell’antico castello nel 1300, ma a metà dell’Ottocento fu completamente ricostruita e ampliata. La sua facciata a capanna invece è degli anni ’30 del Novecento. Al suo interno ospita le antiche spoglie del famoso condottiero seicentesco Alessandro Dal Borro e una porzione di un meraviglioso affresco raffigurante la Madonna in trono col Bambino della fine del Quattrocento. Un capolavoro delicatissimo dove spicca una Madonna insolita, dal volto imbronciato, che pare sbuffare. Un’immagine di una madre celeste decisamente umana, opera di Agnolo di Lorentino, figlio di uno dei più fedeli collaboratori di Piero della Francesca. La vista che si ammira dal colle su cui è arroccato Castiglion Fibocchi è davvero spettacolare. Da quassù i tramonti lasciano senza fiato e si abbraccia con lo sguardo tutto il territorio circostante a trecentosessanta gradi. Questa posizione strategica ha reso Castiglion Fibocchi un borgo importantissimo della terra di Arezzo, fin dall’epoca dei Romani. Qui, infatti, passa proprio la Cassia Vetus, una strada realizzata dai romani nel secondo secolo a.C. 

Palazzo Comunale di Castiglion Fibocchi
Il Palazzo Comunale era la casa dei signori del tempo.

Il Big Bench, la grande panchina panoramica che abbraccia Arezzo con lo sguardo

Proprio per chi ama camminare alla ricerca di panorami indimenticabili c’è una passeggiata con una panchina gigante da non perdere. È il Big Bench, la “grande panchina” opera dell’artista Chris Bangle. Come ci si arriva? Fuori dal paese di Castiglion Fibocchi c’è una strada che sale in collina alle pendici del Pratomagno, corre in mezzo a boschi di querce fino all’antica Pieve Romanica di San Quirico. Qui, superando i ruderi della pieve prosegue il cammino, fino al diradarsi del bosco di querce e poi più su, fino ai cespugli di ginestra dove la strada sterrata si allarga formando una terrazza naturale sopra il borgo di Castiglion Fibocchi. Siamo arrivati alla “grande panchina”. Sedetevi per ammirare uno scenario unico, una vista del piccolo centro storico di Castiglion Fibocchi dove svetta la torre dell’orologio dell’antico palazzo comunale e il campanile della chiesa dei Santi Pietro e Ilario.  Più lontano si vede l’Arno che passa sotto Ponte a Buriano e la città di Arezzo con il Duomo in alto sulla collina vicino alla Fortezza Medicea. Seduti sulla panchina gigante sarete al centro di due delle quattro vallate dell’aretino: a destra il Valdarno, di fronte la Valdichiana e alle spalle, al di là della catena del Pratomagno, il Casentino. Se il tempo è dalla vostra e il cielo limpido riuscirete a scorgere anche il lago Trasimeno, già in Umbria, ma vicinissimo ad Arezzo.

Big Bench Castiglion Fiobocchi
Dalla collina dove si trova la grande panchina si gode di un panorama unico

Castiglion Fibocchi e il Carnevale veneziano dei Figli di Bocco

Fra gli edifici medievali di Castiglion Fibocchi ogni febbraio da quasi mille anni, si risveglia da un lungo sogno il popolo antico dei Figli di Bocco, per animare le vie storiche del borgo e regalarci una festa per gli occhi. Qui il fascino senza tempo delle maschere barocche, sontuose e piene di mistero si unisce all’atmosfera di questo borgo medievale. È il Carnevale dei Figli di Bocco che ogni anno porta in scena centinaia di castiglionesi mascherati ad arte con tessuti preziosi, cristalli, pietre, piume, copricapi e maschere di cartapesta. Uno spettacolo meraviglioso capace di incantare grandi e piccini con le sue forme e colori. Ogni anno sono più di duecento le maschere barocche realizzate a mano dagli artigiani e dalla comunità degli abitanti del piccolo borgo aretino, che sfilano in celebrazioni, danze e spettacoli per festeggiare la tradizione antichissima del carnevale di paese. Così i Figli di Bocco tornano in festa per le vie di Castiglion Fibocchi, come un fiume colorato che taglia le verdi colline del Valdarno ai piedi del Pratomagno. L’unico luogo al mondo dove si sposano l’atmosfera del Carnevale di Venezia con l’animo del medioevo toscano.

Gello Biscardo, con i suoi matti e la sua fonte magica

A soli quattro chilometri di distanza, troviamo Gello Biscardo, l’unica frazione di Castiglion Fibocchi. Questo paesino è famoso per i suoi ulivi che danno un olio extravergine di oliva squisito e rinomato in tutta la Toscana.  Ma soprattutto è famoso per la leggenda dei suoi matti, gli abitanti burloni e le loro avventure. Ma chi erano questi personaggi? Sono esistiti veramente? È difficile dirlo, perché non c’è nessun documento storico che ci parli di loro. A tramandare queste storie è il paese stesso, che celebra la propria memoria con tante tavole in ceramica che raccolgono i racconti in dialetto disseminati sulle pareti delle case di Gello.  Tante strade narranti, con episodi goliardici e storie di campagna. Non si sa bene quanti fossero questi Matti di Gello, né in che periodo siano vissuti. La leggenda ci parla a volte di una famiglia con sette fratelli matti, a volte del paese intero, diventato matto a causa di matrimoni tra cugini e incroci di sangue. Il mistero di questa follia si infittisce. Perché a Gello c’è anche una fonte magica, la cui acqua sembra che porti ad “atteggiamenti originali e molto fantasiosi”. Sulla fonte c’è una targa che recita fiera tutta la follia di questo paese e dei suoi abitanti:

“Questa è la fonte dei matti di Gello, e se matti noi siamo un poco è anche per quello. Quest’acqua l’abbiamo da sempre bevuta e questo la nostra mente non aiuta. Ma ogni volta che la beviamo siamo più contenti e dei mali del mondo un po’ ci scordiamo. E tu che passi e quest’acqua berrai avrai sì la mente un po’ più confusa ma il corpo più sano, e il cuore sarà più sereno se guardi un po’ più lontano… Dopo…Forse…Anche tu capirai che non sempre i matti sono gli altri, ma che non poco lo siamo tutti noi. Ora siedi alla fonte ascolta noi ti diciamo, saremo anche matti, con poco cervello ma forse è proprio per quello che il mondo ci pare anche bello e siamo persino contenti di essere matti di Gello”.

Ecco servito il manifesto dei Matti di Gello. La gioia di guardare il mondo con occhi diversi, con leggerezza. Qui a Gello tutti i Bastian Contrario sono i benvenuti, i creativi, chi è sempre pronto a ridere e a ricordarsi che oltre il torto è la ragione non c’è cosa migliore di un pizzico di follia per stare al mondo. Che ci si abbandoni alla magia del Carnevale di Castiglion Fibocchi, o che si salga ai cinquecento metri di altitudine di Gello Biscardo, questo è davvero un viaggio che merita per chi cerca quell’incontro tra passato e presente capace di regalare esperienze indimenticabili.

La fonte dei matti
La fonte dalla quale scorreva l’acqua che rendeva matto chiunque la bevesse

 

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