Artigianato ad Arezzo: tra oro, ferro e panno

L’artigianato di Arezzo aggiunge un tassello al mosaico delle bellezze della città. Qui l’arte del fatto a mano si sposa a un sapere tramandato a voce, di generazione in generazione, nelle botteghe e nelle piccole aziende. 

L’artigianato di Arezzo rispecchia le caratteristiche e la storia di ciascun territorio. Un patrimonio fatto di tecnica, buon gusto e ricerca, in cui il meglio del passato si conserva intatto ancora oggi. 

Arezzo, Città dell’Oro

Caposaldo dell’artigianato locale, l’oreficeria ad Arezzo è più un’arte che un mestiere. Furono proprio gli Etruschi a diffonderla sul territorio. I loro talentuosi maestri riducevano l’oro in tantissimi granelli prima di saldarli su una lamina fine nella forma desiderata, una tecnica particolare e raffinatissima conosciuta ancora oggi come lavorazione etrusca.

Fai un bel salto nel tempo e arriva al Medioevo. Le botteghe orafe si sono moltiplicate in città. A cosa si deve tanto successo? I nobili aretini hanno cominciato a commissionare gioielli, ma, soprattutto, a questi clienti si è aggiunto il Papato. 

Nel Trecento l’artigianato di Arezzo iniziò a rivolgersi verso una committenza soprattutto religiosa. È così che croci, reliquiari, calici e ostensori sono diventati il fiore all’occhiello dell’arte cittadina

Data fondamentale nella storia orafa della città, il 1926. Carlo Zucchi e Leopoldo Gori fondano la UnoaErre, ancora oggi la principale azienda orafa di Arezzo. Dalle piccole botteghe degli artigiani all’industria, un bel salto in avanti per la Città dell’Oro.

Per apprezzare di persona la bravura dei nostri orafi, ti basterà entrare in gioielleria e chiedere di vedere qualche creazione made in Arezzo. Puoi osservare da vicino capolavori, pezzi unici o piccole serie di oggetti preziosi. Un design elegante e la perizia inimitabile degli orafi contemporanei si mischiano agli insegnamenti etruschi.

Artigiano orafo ad Arezzo
L’oreficeria ad Arezzo è più un’arte che un mestiere.

Il ferro battuto del Casentino

Un’altra tappa del tuo viaggio fra le meraviglie dell’artigianato aretino è il Casentino. La vallata è storicamente una culla dell’arte fabbrile. Dalle sue botteghe dove si lavora ferro battuto escono i prodigi degli esperti forgiatori casentinesi, oggi pezzi d’arredamento pregiati, in passato (fin dal Cinquecento!) anche attrezzi agricoli.

Una chicca? Del legame fra la lavorazione del ferro e il Casentino c’è traccia pure nella Divina Commedia. Nell’Inferno Dante incontra il falsario Mastro Adamo, che fabbricava con la tecnica del ferro battuto fiorini taroccati per i Conti Guidi, signori del Casentino. E lo faceva nel Castello di Romena a Pratovecchio, proprio in territorio casentinese.

La secolare tradizione del ferro battuto viene esaltata dalla Biennale Europea d’Arte Fabbrile di Stia. Tra gli ideatori della manifestazione, nata negli anni ‘70, anche Ivan Bruschi, il padre della Fiera Antiquaria di Arezzo

Partecipare alla Biennale sarà un’esperienza entusiasmante e suggestiva. Avrai l’opportunità di imparare di più sul ferro battuto scambiando quattro chiacchiere con i custodi di conoscenze antichissime e raffinate

Biennale Europea d’Arte Fabbrile di Stia
La secolare tradizione del ferro battuto viene esaltata dalla Biennale Europea d’Arte Fabbrile di Stia. Foto di Carlo Gabrielli.

Arezzo da indossare, il panno Casentino

Comodo, caldo e resistente, anche il panno Casentino rappresenta una perla dell’artigianato di Arezzo. Il tessuto si contraddistingue per il suo ricciolo, che un tempo si otteneva spazzolando la lana con una pietra. 

Già nel Rinascimento i frati della Verna e di Camaldoli vestivano tonache cucite con questi panni. Ma la lana del Casentino così trattata ha almeno settecento anni.

Soffice e impermeabile, il panno Casentino oggi è una sciccheria che tutti vorrebbero nell’armadio. Ti divertirà scoprire che la tinta simbolo di questa famosa lana, il tipico rosso-aranciato, è stata in origine frutto di un errore nell’uso della rubia, un colorante vegetale. 

E questo è solo uno dei segreti che potrai conoscere visitando il Museo dell’Arte della Lana di Stia nell’ex lanificio del paese, in funzione fino agli anni ‘80. Qui si confezionavano i panni militari dei Savoia e, per un certo periodo, gli abiti per l’esercito italiano. I vecchi macchinari, i libri mastri e le foto d’epoca ti illustrano una pratica laniera radicatissima in questa zona. 

E il Casentino non poteva mancare nemmeno sulle passerelle di alta moda: da quando è stato notato e valorizzato da grandi brand dell’abbigliamento, il panno Casentino è un prodotto di rilievo internazionale, con immenso orgoglio degli abitanti della vallata. Un’altra stella nel firmamento dell’artigianato di Arezzo.

Ma non è finita qui, perché a ogni angolo della provincia di Arezzo corrisponde una specialità dell’artigianato. La ceramica della Val di Chiana, i mobili fatti con il legno dei boschi del Casentino fino ai vimini con cui in Valtiberina si intrecciano ceste, panieri e sedie. Abilità, passione e creatività sono l’abc del lavoro di chi produce questi tesori.

Museo della Lana
La tinta simbolo di questa famosa lana è rosso-aranciato. Foto di Leonardo Gori.

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